Canossiani, addio confermato
La serata con la popolazione. All’oratorio di Lavis ben 120 persone hanno ascoltato i motivi della scelta dei padri “Partenza” programmata per il 29 settembre. I laici avranno un ruolo più forte per riorganizzare le attività nell’oratorio
Lavis. Non capita spesso a Lavis di vedere 120 persone in una stessa stanza, specie in una serata di fine agosto. È successo lunedì all’oratorio per un confronto molto intenso, in cui la comunità ha potuto capire i motivi dell’allontanamento dei padri canossiani. Lasceranno il paese fra un mese, dopo quasi cinquant’anni di permanenza. Lunedì a Lavis sono arrivati padre Carlo Bittante, generale dei canossiani, e il vicario del vescovo don Marco Saiani. Partendo da un punto fermo: questo per Lavis è sicuramente un momento difficile, soprattutto per l’oratorio. Ma potrebbe essere anche un nuovo punto di partenza.
I motivi dell'addio
Questo concetto è stato ripetuto in più occasioni, durante la serata di lunedì.
«È importante non solo ricordare con nostalgia le cose belle che avete vissuto qui in oratorio – ha detto padre Carlo –. Adesso si dovrà evitare che crolli tutto: i laici dovranno rimboccarsi le maniche e ripartire con più responsabilità». I canossiani sono arrivati a Lavis nel 1971: da allora sono stati un punto fermo per il paese. Intanto nel mondo le cose sono però cambiate e anche le vocazioni sono in crisi. Oggi in tutta Italia ci sono solo 56 religiosi canossiani attivi e 37 hanno più di 70 anni. Solo quattro hanno meno di cinquant’anni. «Partendo da questa situazione, siamo stati costretti per il 2019 a rivedere la nostra presenza in due comunità». Una delle due è Lavis, l’altra Acireale. La notizia è stata anticipata al vescovo solo lo scorso 5 aprile e poi confermata in un successivo incontro il 13 maggio, alla presenza dei tre canossiani che ancora risiedono a Lavis. L’addio ufficiale sarà il 29 settembre, ma i padri hanno accettato di rimanere fino al 15 ottobre per garantire un periodo di transizione.
Nelle mani dei laici
La scelta di Lavis non è casuale. «Qui esiste una struttura che permetterà comunque all’oratorio di andare avanti – ha spiegato padre Carlo –. Ci sono altre realtà dove manca completamente il sostegno laicale: lì la presenza dei padri è ancora fondamentale». In altre parole, a Lavis i padri hanno seminato bene e da tempo se ne vedono i frutti, con la presenza numerosa di volontari e laici. Ne è convinto anche don Marco: «Ora dovete chiedervi cosa può fare ognuno di voi». Ha spiegato che la risposta deve partire dalla comunità e solo dopo la diocesi darà il suo sostegno, senza imposizioni esterne. Nello stesso contesto di crisi delle vocazioni, non arriveranno comunque a Lavis altri religiosi a sostituire i canossiani e ad affiancare il parroco don Vittorio Zanotelli. Significa che diminuiranno le messe, questo è certo. Ma anche che i laici dovranno assumere un ruolo più forte. Il segnale positivo arriva dall’intervento di due giovani animatori, applauditissimi: «Ora dobbiamo metterci in gioco – hanno detto –. Dovremo organizzare un oratorio più laico, dove i giovani potranno continuare a incontrarsi. Non siamo soli, perché c’è ancora il parroco. Ma siamo noi soprattutto a doverci rimboccare le maniche. Con poche persone sarà difficile, ma se si metterà a disposizione l’intera comunità, allora ce la faremo».
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