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Fusione dei ghiacciai, a rischio invertebrati e insetti sulle Alpi

Lo studio internazionale sulla biodiversità alpina: il Muse unico partner italiano. Proiezioni sui cambiamenti ambientali fino al 2100



TRENTO. Nel 2100 molte delle aree più idonee per gli invertebrati che vivono in acque fredde saranno al di fuori delle reti di aree protette esistenti. È quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista "Nature Ecology & Evolution" e realizzato da un team internazionale, con esperti di Regno Unito, Austria, Francia, Italia e Svizzera.

Il Muse di Trento è l'unico partner italiano del progetto finalizzato a presentare un nuovo metodo per fare previsioni sul futuro della biodiversità nelle Alpi europee che arriva fino al 2100. Il metodo di ricerca - si apprende - utilizza i dati raccolti in 25 anni di studi sui torrenti alpini e combina modelli di estensione futura dei ghiacciai, influenza che questi hanno sui torrenti che alimentano e nicchie ecologiche delle specie che popolano le acque d'alta quota.

Le proiezioni sono state sviluppate per 15 specie di invertebrati e 14 insetti, utilizzando dati relativi a 656 campioni biologici. Le proiezioni della distribuzione di questi animali sono state sviluppate per tutti i sottobacini glaciali delle Alpi al di sopra dei 2000 metri. I siti indagati dal Muse sono distribuiti in 5 torrenti trentini, nel gruppo montuoso Adamello-Presanella e Ortles Cevedale, e in due torrenti lombardi, nelle Alpi Orobie.

Il risultato rivela una costante diminuzione dell'influenza glaciale sui fiumi, con reticoli fluviali che si ampliano a quote più elevate a un tasso dell'1% per decennio. Secondo le stime, le specie analizzate subiranno spostamenti di distribuzione a monte, dove i ghiacciai persistono, e si estingueranno dove i ghiacciai scompaiono completamente. "Secondo i nostri studi, nelle Alpi europee entro il 2100 la maggior parte delle specie subirà una riduzione dell'area di habitat per loro idoneo, con perdite consistenti in tutti i bacini fluviali per alcune specie. Al contrario, le popolazioni delle specie che non prediligono le acque di fusione glaciale risponderanno positivamente", spiega Valeria Lencioni, idrobiologa del Muse. 













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