«Ha aiutato molti, quasi di nascosto» 

Chiesa gremita per il funerale di Gino Misconel. Don Albino e il figlio Gianni ne hanno ricordato soprattutto le doti umane


di Luciano Chinetti


CAVALESE. Una gran folla di amici, imprenditori e amministratori, ma anche persone comuni, che la chiesa dell’Assunta non riusciva a contenere, ha tributato ieri l’ultimo affettuoso saluto all’imprenditore Gino Misconel, morto a 81 anni nella notte tra giovedì e venerdì nella sua casa di via Doss de Mezzodì a Cavalese. Una grande testimonianza di affetto nei confronti della famiglia, della moglie Raffaella, dei figli Giulio, Gianni, Marco e Luca, ma anche una testimonianza di stima e di ammirazione per un uomo che ha lasciato un importante impronta del suo passaggio.

«Che cosa resta di una persona dopo la sua morte? - si è chiesto il decano di Fiemme don Albino dell’Eva nell’omelia - Non certo le cose e il patrimonio che ha accumulato durante la sua vita terrena. Il Signore gli chiederà unicamente conto del bene che ha fatto agli altri. E Gino Misconel – ha aggiunto il sacerdote – del bene ne ha fatto tanto, non solo dando lavoro a decine di operai, ma anche in privato, quasi di nascosto, ha aiutato tante persone, operai, famiglie, vedove che non sapevano come tirare avanti. E questi sono i meriti che ora lui può vantare su nel cielo al cospetto del Signore».

Il sacerdote non ha mancato di ricordare anche l’insostituibile e prezioso ruolo svolto dalla moglie Raffaella. «Se non ci fosse stata la “Raffa”, così Gino chiamava affettuosamente la moglie – ha ricordato ancora don Albino - Gino Misconel non sarebbe diventato quello che era». Mamma Raffaella ha avuto un ruolo importantissimo per tutta la famiglia, ha sottolineato anche il secondogenito Gianni, che al termine del rito religioso ha voluto porgere l’ultimo affettuoso saluto al padre. «Il nostro papà ha sempre fatto sentire la sua presenza, il suo carisma – ha detto Gianni – grazie anche al sostegno di nostra madre Raffaella, vero perno della nostra famiglia e vero motore della nostra squadra. Caro Gino (così lo chiamavano affettuosamente tutti i quattro figli, ndr ) – ha poi proseguito il figlio Gianni - hai realizzato molti progetti, non solo per la continua crescita della nostra azienda, ma anche per la collettività. Con altri amici pionieri hai dato vita alle Funivie del Cermis. In questi cinquant’anni di storia sei stato protagonista dello sviluppo, della rinascita e dei sogni di quelli che come te hanno creduto nel Cermis. Grazie per il coraggio. Il tuo entusiasmo, la tua lungimiranza, la tua intelligenza, il tuo equilibrio ed il tuo carisma saranno per noi e per i nostri figli un insegnamento. Il tuo esempio, l’entusiasmo di vivere ed il tuo coraggio che ci hanno accompagnato fino ad oggi – ha concluso Gianni Misconel con un nodo alla gola e le lacrime agli occhi – ci aiutino ad andare avanti. Continua a guidarci dal cielo».

Al termine della cerimonia ci sono stati anche la preghiera del donatore, letta dal capogruppo dell’Avis Gianni Giacomuzzi e il saluto affettuoso di uno dei dieci nipoti di Gino Misconel.

Poi il feretro è uscito dalla chiesa parrocchiale e dopo l’ultimo saluto dei familiari si è allontanato per la cremazione.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano