politica

Dal Consiglio provincia di Trento 2,3 milioni di euro alle famiglie in difficoltà

La Conferenza dei capigruppo in Consiglio provinciale a Trento ha dato via libera al rendiconto generale 2021 con un avanzo di amministrazione disponibile, pari a 2.499.425 euro



TRENTO. La Conferenza dei capigruppo in Consiglio provinciale a Trento ha dato via libera al rendiconto generale 2021. Ancora una volta - si legge in una nota - si registra un avanzo di amministrazione disponibile, pari a 2.499.425 euro (contro i 2.034 del 2020).

Oltre 2 milioni e 300.000 euro potranno essere restituiti alla Provincia e poi destinati alle famiglie trentine in difficoltà.

Il Consiglio - ricorda la nota - ha contribuito a questa finalità con 1,930 milioni di euro nel 2018, 3,165 nel 2019, 3 nel 2020 e appunto 2,3 nel 2021 (nel triennio fanno 8 milioni e 465.000 euro).

Le entrate 2021 sono cresciute a 9 milioni e 78.640 euro (nel 2020 furono 8.309.541), la spesa è stata di 8.840.513 euro (nel 2020 8.590.226), con lieve aumento dovuto a quattro pensionamenti e relative indennità di fine servizio. Il 53,73% della spesa totale si deve ai costi per il personale, che sono in calo rispetto ad inizio legislatura.

Il Consiglio provinciale - si sottolinea nella nota - è un ottimo pagatore, visto che paga le fatture con 14,6 giorni di anticipo medio rispetto alla data di scadenza.

Il presidente Walter Kaswalder ha spiegato che mancano 4-5 dipendenti rispetto alla pianta organica, ma che si sta provvedendo ed entro l'anno verrà fatta in particolare un'assunzione al Servizio legislativo, su cui contano i consiglieri provinciali.

Il consigliere Filippo Degasperi (Onda Civica) ha manifestato il disagio dei gruppi consiliari, in particolare i piccoli, per la dotazione di personale e di attrezzatura informatica ridotta all'osso, "mentre però il Consiglio restituisce soldi del suo bilancio all'ente Provincia".

Alex Marini (M5S) ha suggerito di approfondire l'esempio del Consiglio regionale della Lombardia, dove i dipendenti dei gruppi sono assunti dall'ente assembleare e non dai gruppi stessi, con economie di scala evidenti.

Degasperi e Vanessa Masè hanno invece evidenziato che occorre rappresentare alla Corte dei Conti la difficoltà creata dal nuovo orientamento della magistratura contabile a livello statale, laddove ha spostato l'imputazione a bilancio delle spese dei gruppi per le necessarie collaborazioni, di fatto rendendo arduo coprirne i costi con i fondi disponibili sul corretto capitolo. 













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