Coronavirus, in Trentino cala il contagio ma aumentano i ricoveri in terapia intensiva: ecco perché
Il direttore dell’Apss Benetollo: “Tempi più lenti per la discesa dei casi in rianimazione ed età dei ricoverati in calo: ora è di 65 anni”. Ruscitti: “Variante inglese ormai diffusa al 90%, ma non ci sono casi di sudafricana”
TRENTO. Gli ospedali Trentini presentano numeri ancora critici in terapia intensiva, dove si è passati da 47 a 51. “La situazione complessiva è in miglioramento, nelle terapie intensive non ancora”, dice Pier Paolo Benetollo, direttore dell’Apss. “Anche lo scorso anno la discesa significativa di ricoverati era iniziata alcune settimane dopo il picco. C’è inoltre un abbassamento dell’età delle persone ricoverate, scesa attorno ai 65 anni. I comportamenti individuali sono determinanti e in particolare quelli nelle case. Sono le riunioni familiari che ci preoccupano, perché sono ancora pericolose. Dobbiamo tenere duro e superare la Pasqua”.
Sul caso Nava, “la settimana prossima si dovrebbe vedere la conclusione dell’indagine interna dell’Azienda sanitaria”.
Quanto alla diffusione delle varianti, il dirigente del Dipartimento salute e politiche sociali, Giancarlo Ruscitti ha affermato che quella inglese è ormai diffusa al 90%, come nel resto d’Italia, mentre non sono stati trovati casi di sudafricana.