Malore a 39 anni, si è spento il sorriso di Francesca Miori 

Riva, dolore al ristorante Al Volt, dove aveva lavorato 6 anni: «Era il nostro arcobaleno, una donna di grande sensibilità»



RIVA. «Francesca era il nostro arcobaleno». Il ristorante Al Volt ieri era avvolto da un velo di tristezza. Occhi lucidi, voci rotte dall’emozione. Francesca Miori, la trentanovenne colta da malore nella sua abitazione di via Deledda lunedì scorso, non ce l’ha fatta, nonostante l’arrivo dell’elicottero, atterrato per la prima volta in notturna al campo sportivo della Benacense, e l’immediato trasferimento a Trento. Due giorni fa il suo cuore ha smesso di battere, non dopo l’ultimo gesto d’amore: la donazione degli organi, autorizzata dai famigliari per rispettare una precisa volontà espressa in vita da Francesca.

Francesca Miori (alle spalle un diploma all’istituto alberghiero di Varone) da qualche tempo non lavorava più nel noto ristorante rivano di via Fiume, ma lì, dove aveva trascorso sei anni come tuttofare in cucina, era di casa. Anzi, quella era una sorta di seconda famiglia. Che oggi la piange. «Da qualche anno trascorreva la vigilia di Natale a casa nostra – dice commossa Miriam Poli, la titolare – e anche quest’anno l’avrei invitata». Poi è arrivata la notizia del malore, seguita da quella tragica, tre giorni dopo, del decesso.«Francesca ci mancherà tantissimo – continua Miriam – era una persona davvero buona, oltre che capace e attenta nello svolgere il lavoro. Per capire quanto fosse sensibile verso gli altri, credo sia sufficiente ricordare un aneddoto di qualche giorno fa, quando ha aiutato un clochard tenendo a casa le sue borse. Affrontava la vita a modo suo, sempre col sorriso. Per un periodo non l’ho più vista, poi, nel giorno del funerale di mia madre, me la sono ritrovata in chiesa, lo scorso giugno».

Indossava sempre abiti coloratissimi e sceglieva acconciature stravaganti, strappando magari facili e superficiali giudizi in chi non la conosceva: «Se frequentavi Francesca, non potevi che volerle bene: era come un arcobaleno – la ricorda Tonina – sempre colorata, allegra e con una calma straordinaria addosso, soprattutto quando sembrava che tutto stesse per crollare. Parlava sempre in cucina, con una voce forte, inconfondibile». In cucina era una presenza positiva. E tra una spadellata e l’altra, con lo chef Maurizio Poli ci scappavano grandi chiacchierate con quella che era, insieme ai suoi tre gatti, una grande passione: la musica. «Io amo la musica – dice Maurizio – e Francesca la conosceva davvero bene. Seguiva tantissimi concerti ed er aun piacere scambiare sensazioni ed opinioni con lei».

Questa mattina, alle 10.30, nella chiesa del Rione Degasperi, l’ultimo saluto. (g.f.p.)













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