Acav, 40 anni fa la nascita di una straordinaria avventura solidale
Carlo Bridi, presidente dell’associazione per 15 anni, ripercorre i primi passi della Ong che si dedicò alla realizzazione di pozzi per l’acqua nell’Africa subsahariana
TRENTO. Esattamente 40 anni orsono, l’8 gennaio del 1984, dopo una fase preparatoria durata un paio di anni, invitai nel mio ufficio alcuni amici particolarmente sensibili ai problemi dei popoli dei paesi impoveriti ed alcuni presidenti di gruppi che nelle varie valli del Trentino, erano impegnati su progetti a favore dei paesi impoveriti, al fine di costituire l’ACAV, che sarebbe stata per decenni l’unica ONG del Trentino Alto Adige.
Obiettivo era quello di passare dall’improvvisazione e dagli interventi saltuari ad una progettualità nel sostenere sia progetti di emergenza che di sviluppo nei Paesi Impoveriti, particolarmente nell’Africa Subsahariana. Erano presenti fra gli altri Luigino Rella presidente del gruppo missionario folgaretano, che venne nominato vicepresidente come spalla del sottoscritto che ne divenne il primo presidente.
Ma c’erano anche Faustino Pedretti storico presidente del gruppo missionario di Carisolo e don Graziano Bonenti grande trascinatore del gruppo, Arrigo Colpi presidente del gruppo missionario di Madonna Bianca, Fernanda Turella presidente del gruppo di Isera. Ma erano presenti anche Saverio Tovazzi di Volano che da diversi anni era impegnato in Tanzania a fianco ad un grande missionario trentino del Primiero, padre Cesare, Luciano Azzolini allora deputato che ci garantiva i contatti con il Ministero degli Esteri, Ferruccio Pisoni eurodeputato prezioso a Bruxelles per i primi contatti con la CEE per ottenere finanziamenti di progetti, l’avv.to Andrea Di Francia prezioso per adeguare lo statuto alla normativa nazionale e il Notaio Vincenzo Ferrara che ci regalò tutta la registrazione come ente di diritto privato.
Alla presidenza che conservai per 15 anni venni nominato io. Le prime missioni in Africa I primi contatti con l’Uganda, grazie a Rella e al dott. Carlo Spagnolli che divenne subito grande sostenitore di ACAV. Pochi mesi dopo la costituzione arrivò a Folgaria con il giovane vescovo di Arua nel West Nile ugandese mons. Federico Drandua che ci disse chiaramente che se volevamo fare progetti in Uganda la prima cosa da fare era quella di fare visita a quelle terre, conoscere le persone e i loro problemi reali.
Fu così che organizzammo con Rella la prima di 63 missioni nel cuore dell’Africa nera. Fin da quella prima missione mi resi conto quanto fosse importante “lavorare con loro e non per loro”. Questo è diventato il nostro modello di affrontare i problemi africani a costo di spendere molto più tempo nell’opera di coinvolgimento. Un viaggio il primo, durato 26 giorni dal quale scaturirono nuove idee. Io per professione mi occupavo di sviluppo agricolo e pensavo di fare progetti in quel settore, ma i medici del CUAMM già presenti in quell’area, ci dissero che per ogni persona che muore di fame almeno 100 muoiono per la mancanza d’acqua o per la cattiva qualità dell’acqua consumata.
Fu così che ci convertimmo grazie a molti amici cominciando dal grande rabdomante e esperto di perforazione Ricard Horwarter, a perforare pozzi che divennero per i 20 anni che sono stato in ACAV, l’attività principale sia in Uganda che in Mozambico dove abbiamo dato acqua a una citta grande come Trento con 72 fontanili e nella Repubblica Democratica del Congo. I pozzi perforati Oltre 2000 i pozzi perforati e/o riabilitati, più le fontane di Pemba, dando acqua potabile, cioè speranza di vita a non meno di 2,5 milioni di persone e se acqua vuol dire vita a quella latitudine, possiamo dire di aver salvato la vita a molte persone, considerato che secondo l’OMS in Africa l’85% delle malattie spesso mortali, è causato dalla cattiva qualità dell’acqua consumata.
Ma non solo pozzi, decine i progetti nel settore della formazione professionale agricola ed artigianale, una decina anche i progetti di emergenza nel nord del paese, dove erano arrivati migliaia di rifugiati dalla Repubblica Democratica del Congo. Un centro di formazione venne finanziato dalla Famiglia Zobele con il compianto Luigi e Enrico e costruito ad Arua. Certo, l’investimento maggiore è stato a favore delle donne, moltissimi i corsi di formazione sia nell’artigianato che in agricoltura. Non possiamo dimenticare il piccolo istituto agrario modello quello di “S. Michele, finanziato dalla Famiglia Lunelli con Gino e signora, Franco e signora che vennero all’inaugurazione dell’istituto al quale è stato dato il nome del padre, dal quale è partito il riscatto di centinaia di donne e di giovani. Non dimentichiamo il grande supporto dei privati trentini, del Gruppo Poli e del Gruppo Paterno (Eurobrico). Nel 2004, prima dello scandalo che vedeva coinvolti dirigenti e dipendenti disonesti, avevamo raccolto più di 380 mila euro, più di 1000 euro al giorno! Abbiamo voluto ricostruire con meticolosità un grande periodo di solidarietà del Trentino, agevolata dalla grande trasparenza nel rendicontare la spesa, perché ricostruzioni senza conoscere la nascita per questa ricorrenza non ne stravolgessero la verità.