Il personaggio

Seeber: «Il Trento adesso deve consolidarsi in serie C»

Il nuovo direttore generale della società aquilotta è stato scelto dal presidente Giacca per il ritorno tra i professionisti dopo 18 anni. «Ci saranno degli squadroni come Modena, Cesena e Padova che partono in vantaggio ma, per quel che ci riguarda, dovremo pensare ad altri obiettivi. Sarà stimolante il confronto con il Südtirol per la supremazia regionale ma l’Fc resta un modello da imitare


Franco Nicolussi


TRENTO. “Cerco un centro di gravità permanente” cantava il grande Franco Battiato e per il nuovo direttore generale del calcio Trento Werner Seeber, 57 anni, sembra proprio che il richiamo della foresta, vedi il ritorno nei luoghi di provenienza, sia stato ancora una volta irresistibile nella sua ultima scelta professionale. Partito dalla natia Bressanone per cercar fortuna nel calcio e arrivato fino alla serie C in quel Chievo che in seguito avrebbe conosciuto per molte stagioni la gloria del massimo campionato Werner ha terminato a 33 anni di fare il difensore centrale prima al Bolzano e poi al Naz in cui era allenatore/giocatore.

Quasi naturale quindi, una volta scelto di continuare a fare calcio dietro una scrivania, cominciare nel rampante Sudtirol per poi proseguire raggiungendo la serie B con Cittadella e Triestina. Quindi il ritorno al Sudtirol in qualità di presidente prima della breve parentesi a Lecco e soprattutto dei sei importantissimi anni al Bassano Virtus della famiglia Rosso. Quando mister Diesel acquista il Vicenza Seeber viene confermato direttore sportivo ma il rapporto è logoro e il dirigente altoatesino ritorna a casa al St Georgen dove rimane fino al termine della stagione appena finita.

Nei giorni scorsi, appena tornato nel calcio professionistico, il Trento annuncia Werner Seeber nuovo direttore generale per un matrimonio che si annuncia ricco di aspettative da entrambe le parti.

“Come tutti i miei amici d’infanzia di Bressanone so sciare e seguo gli sport invernali” - ricorda l’unico dirigente sportivo professionistico che l’Alto Adige abbia mai prodotto - “ma sono sempre stato attratto dal calcio nonostante venissi da una famiglia non certamente appassionata allo sport nazionale. Vivere in un posto defilato come il nord dell’Alto Adige può apparire svantaggioso soprattutto in inverno ma sono riuscito ad impormi lo stesso nelle giovanili del Milland. A quindici anni i miei genitori non mi hanno lasciato andare alla Fiorentina ma due anni dopo sono passato nel settore giovanile del Cesena”.

In Romagna il giovane Werner è compagno di squadra di diversi atleti che sfonderanno nel calcio come Massimo Agostini, Alessandro Bianchi e Sebastiano Rossi guidati in panchina da uno che farà molta strada, Arrigo Sacchi.

“Allora non avrei mai detto che questi compagni avrebbero giocato in grandi squadre e addirittura in Nazionale come pure non pensavo che il nostro allenatore sarebbe poi diventato il tecnico del Milan e c.t. dell’Italia.

Ebbene sì, nella Primavera del Cesena sono stato allenato da Arrigo Sacchi e già allora era martellante e le sue squadre si distinguevano per il bel gioco prodotto. Diventato professionista il Cesena mi ha prestato a Bolzano, Alfonsine, Cattolica ed infine ceduto al Bassano con Cinesinho in panchina nell’anno in cui abbiamo vinto il campionato salendo tra i professionisti”.

Il successivo passaggio al Chievo rappresenta il punto più alto nella carriera calcistica di Seeber. Conquistata la C1 con mister Carlo De Angelis in quegli anni la società clivense stava gettando le basi per il fantastico salto nella massima serie in cui ha rinnovato per molte stagioni la favola della Cenerentola ammessa al ballo dei grandi.

“Purtroppo ho fatto parte di quel gruppo soltanto agli inizi e non vorrei dimenticare anche i mister Gianni Bui e soprattutto Alberto Malesani che, grazie alle annate al Chievo, si è guadagnato la chiamata di grandi club di serie A. Ricordo che avevamo una difesa <regionale> con i trentini Rolando Maran, Beniamino Montagni e Christian Maraner e in attacco giocava ancora quel Giovanni Sartori che poi da direttore sportivo avrebbe avuto grandi meriti nell’esplosione del Chievo e che con il quale in seguito ho avuto diversi rapporti di lavoro. Quando ho capito che la società non avrebbe più puntato sul sottoscritto ho preferito andare per la prima volta veramente lontano da casa a Catanzaro e, nonostante una stagione con risultati deludenti, si è trattato di un’esperienza importante nella mia crescita professionale e non solo”.

Sulla soglia dei 30 anni e con una carriera già indirizzata Werner sente il bisogno di tornare a casa vestendo le maglie del Bolzano e del Naz di cui è allenatore/giocatore (“un’avventura particolare perché i due ruoli possono creare confusione ma in campo potevo ancora dire la mia e l’ambiente accettava il doppio ruolo”) prima di smettere a 33 anni. Il successivo passaggio dietro la scrivania non poteva non cominciare dalla più importante squadra dell’Alto Adige.

“Il presidente Leopold Goller e il direttore Hans Huber mi chiesero di diventare direttore sportivo e immediatamente venni catapultato dietro ad una scrivania per la prima vera esperienza professionistica. Dopo due anni sono andato al Cittadella in serie B e nella società padovana avevo sotto l’ala protettiva quel Stefano Marchetti che mi è subentrato ed è l’artefice principale delle ultime grandi stagioni dei granata nel campionato cadetto. Non ho remore nel dire che Stefano è un fuoriclasse del mestiere in una società solida e snella come è il Cittadella in cui non esiste pressione della piazza il che certamente facilità il lavoro di chiunque”.

Una montagna da scalare, cioè il fatto di lavorare in un posto calcisticamente caldo, che ha portato Seeber a lasciare il Veneto per la gloriosa Triestina che stava affrontando il campionato di serie B con risultati altalenanti.

“Primo anno molto positivo con il presidente Amilcare Berti e Attilio Tesser in panchina lanciando diversi giovani promesse come Alberto Aquilani, Daniele Galloppa, Davide Moscardelli e Damiano Ferronetti.

Nella seconda stagione Berti aveva perso l’entusiasmo e la squadra ne risenti’ fino all’arrivo del vulcanico presidente Flaviano Tonellotto che sfascio’ tutto. Allora potevo accettare diverse proposte ma preferì tornare al Sudtirol dove divenni addirittura presidente”.

Il secondo ritorno a Bolzano consolidò il cammino dei biancorossi in serie C con allenatori del calibro di Marco Baroni, Aldo Firicano, Maurizio D’Angelo e Marco Alessandrini ma dopo tre anni Werner accetto la proposta del Lecco (“buon primo anno con Giorgio Roselli allenatore purtroppo non confermato la stagione successiva”) fino al lungo matrimonio con la famiglia Rosso proprietaria della Diesel dapprima nei sei anni a Bassano del Grappa e quindi nella breve parentesi a Vicenza.

“A Bassano abbiamo sempre raggiunto gli obiettivi fissati in partenza e, cedendo ogni anno i pezzi migliori, si ricominciava spesso da zero con risultati soddisfacenti. Quando la famiglia Rosso ha acquistato il Vicenza mi sono accorto che erano cambiate le strategie operative e quindi ho preferito togliere il disturbo e tornare ancora a casa al St. Georgen di Brunico in Eccellenza. Purtroppo è poi sopraggiunto il Covid tanto che non siamo nemmeno riusciti a finire il campionato”.

Dalla scorsa settimana Werner Seeber è il nuovo direttore generale del Trento in un’avventura che sta nascendo sotto tutti i migliori auspici.

“Avevo avuto i primi contatti con il presidente Mauro Giacca un paio d’anni fa ma allora i tempi non erano ancora maturi per fare qualcosa assieme. Adesso invece le tempistiche sono perfette e non ho avuto dubbi nello scegliere questa opportunità. Conosco già la squadra, il direttore sportivo Gementi e l’allenatore Parlato che sono stati ovviamente confermati dopo la splendida promozione appena ottenuta. Restando comunque con i piedi ben piantati a terra posso tranquillamente dire che per Trento la serie C sarà una categoria da consolidare nel tempo prima di pensare a qualcosa di più importante. Dopo 18 anni tra i dilettanti adesso bisogna costruire le fondamenta di una casa che dovrà essere solida per molto tempo. C’è un abisso tecnico, economico e amministrativo tra la serie D e il calcio professionistico e a noi toccherà il compito di farci trovare pronti.

Posso tranquillamente già dire che sono capitato in un posto perfetto in cui lavorare e sono circondato da persone all’altezza della situazione. Il prossimo campionato di serie C?

Credo che ci saranno degli squadroni come Modena, Cesena e Padova che partono in vantaggio ma, per quel che ci riguarda, dovremo pensare ad altri obiettivi come mantenere la categoria. Rivalità con il Sudtirol? Sarà stimolante il confronto diretto con loro per la supremazia regionale ma per il momento la squadra altoatesina resta un modello da imitare e possibilmente da superare”.













Scuola & Ricerca

In primo piano