La storia

Emili Piffer, da passione a lavoro: l’allevamento di capre

La storia del giovane agricoltore (questa settimana una giovane allevatrice) racconta oggi di una giovane donna, in rampa di lancio nel mondo dell’allevamento e dell’agricoltura trentina



RAVINA. Ancora una volta siamo a raccontare la storia di una giovane donna che per passione, partendo da quasi zero, è riuscita a dare valenza economica ad una iniziativa che era nata solo per passione: l’allevamento delle capre. Sono passati una decina di anni da quando la nostra protagonista di oggi, Emili Piffer, 30 anni, ha iniziato a comperare ed allevare le prime caprette.
 

Considerato l’inizio del suo percorso accademico alle superiori nella geometria, e poi 3 anni di ingegneria ambientale, senza concludere il corso (perché ad un certo punto aveva capito che quella non sarebbe stata la sua strada) per poter accedere al premio d’insediamento in azienda agricola, ha poi frequentato per un biennio il corso delle 600 ore alla FEM. «Un corso molto interessante, afferma, perché ha affrontato la tematica del ruolo dell’imprenditore agricolo a 360 gradi. Ha quindi chiesto – ed ottenuto – il premio d’insediamento di 30 mila euro con i quali ha comperato un appezzamento di terra vocato alla coltivazione degli asparagi della superficie di 2500 metri quadrati.

Dal 2019, visti i tempi lunghi per la realizzazione della stalla, si è messa a coltivare ortaggi vendendo direttamente nel punto vendita di casa la produzione e facendo le consegne a domicilio ad una trentina di clienti affezionati, ci ha raccontato Emili. «Ora, con l’apertura del caseificio aziendale, gli ortaggi si sono ridotti e fornisco solo alla trentina di clienti affezionati», afferma Emili.


L’organizzazione aziendale
La superficie complessiva dell’azienda è di quasi 8,5 ettari, dei quali 8 coltivati a prato che serve per fare il fieno per le capre, 2500 metri quadri come detto a asparagi e 1500 ad ortaggi. In questi anni il reddito dell’azienda è arrivato in larga parte dagli ortaggi. Da quest’anno con il caseificio aziendale tutto è cambiato. Quando abbiamo chiesto ad Emili chi sia responsabile del formaggio (“il casaro”), lei ha risposto che «Fino ad ora è stata la mia mamma, ma io sto imparando l’arte in modo da rendermi autonoma».
 

«La cosa strana è che io sono figlia di un ingegnere e di una impiegata, la passione per le capre mi è venuta non certo da loro. Ora mamma è la mia spalla perché ho due figli piccoli da accudire e il mio compagno ha una propria stalla di allevamento (bovini da carne della linea vacca vitello a Mezzolombardo)».

«Se fino al 2022 l’allevamento delle capre era solo un hobby, e il poco latte prodotto veniva consumato in famiglia, con il 2022, l’aumento della mandria delle capre che ad oggi ha raggiunto il numero di settanta, in larga parte sono molto giovani al primo parto e quindi anche la quantità del latte prodotto è modesta, siamo nell’ordine di 2,5 kg/giorno per il periodo di lattazione che dura abbastanza a lungo, 7-8 mesi, dipende molto da quando le capre rimangono gravide per la futura nascita dei capretti».

«Per un paio d’anni, afferma Emili, è stata molto dura, perché ogni due giorni portavamo il latte a Lavarone. Dal febbraio di quest’anno ha iniziato a funzionare il caseificio aziendale e tutto è cambiato. Nell’ultima stagione di lattazione ha lavorato 150 quintali di latte con il quale ha prodotto una vasta gamma di formaggi e yogurt. Tutti i prodotti vengono fatti con latte pastorizzato: si tratta di caciote fresche, e aromatizzate, semi stagionato, crescenza, robiola e yogurt».

«La produzione giornaliera nei periodi di punta ha raggiunto i 250 kg, ed ora che siamo verso la fine lattazione siamo a 150 kg. La resa media è di 10 kg di formaggio per 100 litri di latte. I primi mesi dopo il parto il latte viene lasciato in buona parte ai capretti che all’età di 2-3 mesi vengono venduti alla Federazione Allevatori, mentre le femmine vengono allevate per la rimonta, una decina all’anno, la razza prevalente è la Camosciata delle Alpi. Le vendite dei formaggi avvengono ai nostri clienti fissi, e a diversi mercati: giovedì mattina in Piazza Santa Maria maggiore a Trento, poi i mercatini di CIA-Donne in Campo». «Con mio fratello Samuele abbiamo costituito una società agricola semplice, dal nome: “Capra Mundi” con l’obiettivo di presentare il mondo delle capre a tutto tondo, partendo dalle visite didattiche», ha concluso poi sul tema.

L’agriturismo
«Da quest’anno è in funzione l’agriturismo, su cui punto molto», afferma Emili, «Ma anche sulla fattoria didattica, e sulle attività con le famiglie per le degustazioni dei nostri prodotti». «Ora - prosegue Emili - gli stiamo promuovendo assieme ad alcuni allevatori. Puntiamo molto sulle degustazioni dei nostri formaggi perché siamo certi che si tratta di un prodotto eccellente, sottolinea Emili». La sua breve ma intensa esperienza è stata presa come testimonial in occasione della celebrazione dei 50 anni dell’associazione degli agrituristi trentini. Fra i progetti futuri, c’è quello di riuscire a vivere di più sulle capre riducendo sempre di più la produzione degli ortaggi. C’è anche un sogno nel cassetto: quello di riuscire, dopo anni duri, a fare un bel bilancio aziendale sostenibile anche dal punto di vista economico e che i miei figli apprezzino di vivere in una famiglia di campagna. In conclusione, Emili ha affermato di essere molto felice della scelta professionale che rifarebbe ancora.













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