Schwazer, il giallo della bistecca: «L’ha mangiata a San Silvestro»
L’avvocato Brandstätter, che depositerà una denuncia penale contro ignoti e diffida Wada e Iaaf da prendere decisioni affrettate sul caso di Alex, ventila l’ipotesi della carne trattata con ormoni
BOLZANO. Potrebbe essere stata una fiorentina consumata in occasione del cenone di Capodanno a rispedire all’inferno Alex Schwazer. Lo sostiene l’avvocato Gerhard Brandstätter che questa mattina depositerà in Procura a Bolzano una denuncia penale (per il momento contro ignoti) segnalando le inquietanti anomalie che avrebbero caratterizzato la gestione delle provette riguardanti i controlli antidoping del marciatore azzurro.
In primo luogo è particolarmente sospetta la decisione della Federazione internazionale e dell’agenzia antidoping Wada di ripetere, solo il 12 maggio, le analisi su una provetta del primo gennaio il cui esito era già risultato negativo. Nell’entourage legale di Schwazer per il momento non vengono avanzate accuse dirette ma il sospetto è che qualcuno abbia notato Schwazer a cena la sera del 31 dicembre scorso e abbia poi insistito, a distanza di mesi, a riprendere in mano quella provetta, certo della possibilità di trovare qualche traccia, seppur insignificante, di testosterone sintetico. Potrebbe essersi trattato di un residuo (talmente insignificante da non essere rilevato in alcun parametro ematico) provocato dalla digestione di una bistecca proveniente da qualche animale (probabilmente vitellone) trattato con ormoni della crescita come ormai avviene in molti allevamenti intensivi.
Molti atleti sono al corrente di questi rischi e spesso evitano un certo tipo di cibo proprio per scongiurare amare sorprese di questo tipo. Può darsi che Alex Schwazer sia stato poco prudente sotto questo profilo ma un episodio di questo tipo – secondo l’avvocato Gerhard Brandstätter – non può certo giustificare un’accusa di doping ad un’atleta che, al contrario, ha dato la massima disponibilità (24 ore su 24) a tutti i possibili controlli a sorpresa (nessuno dei quali ha mai fatto registrare alcuna positività).
Ma su questo punto Alex Schwazer ed il suo legale, l’avvocato Gerhard Brandstätter, hanno deciso di giocare all’attacco perché la decisione di andare a riaprire il 12 maggio la provetta proprio del primo gennaio (la cui analisi aveva dato esito negativo) è probabilmente dimostrazione di un piano (di per sé illegittimo) per mettere fuori gioco in un colpo solo il marciatore sudtirolese ed il suo allenatore Sandro Donati (già al centro nei mesi scorsi di polemiche durissime nei confronti della Iaaf e della Wada). Non solo. Chi sapeva ha taciuto sino al 21 giugno per rendere quasi impossibile a Schwazer una adeguata reazione pro Olimpiadi.
«C’è una tracciabilità di quello che è accaduto – ha puntualizzato ieri l’avvocato Gerhard Brandstätter – mi sembra chiarissimo che Schwazer non abbia fatto nulla ma intendiamo anche dimostrare che alcune tappe di questa storia non possono che alimentare fortissimi sospetti che qualcuno non voglia permettere a Schwazer di andare a Rio».
Per Schwazer si prospetta un’altra battaglia disperata contro il tempo. La denuncia penale sarà accompagnata da una serie di deduzioni logiche che dovrebbe indurre la Procura ad avviare alcuni accertamenti d’urgenza. Secondo il legale è scientificamente innegabile che Schwazer non avrebbe avuto alcun vantaggio (sotto il profilo atletico) nell’assumere testosterone (oltrettutto in quantità infitesimali e una sola volta).
«Di questo anche i signori della Wada dovranno prenderne atto», spiega ancora l’avvocato Brandstätter che ieri ha annunciato che proprio la Wada sarà diffidata da prendere decisioni affrettate sul futuro agonistico di Schwazer. «Noi li diffideremo così come chiederemo alla Procura di non lasciare nulla di intentato per tentare di capire cosa possa essere successo e chi possa aver agito nel torbido – spiega ancora il legale – Se poi nonostante tutto, dovessero comunque decidere di sospendere Schwazer per fargli saltare l’appuntamento con le Olimpiadi, che sappiano che agiremo in ogni sede chiedendo adeguati risarcimenti per i danni provocati. Noi agiremo con la forza di chi sa di non aver fatto nulla».
Intanto la Procura di Bolzano potrebbe chiedere alla magistratura tedesca di porre sotto sequestro le provette della presunta positività, attualmente custodite in un laboratorio specializzato di Colonia.
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