case di riposo

Rsa, i familiari all’assessora Segnana: «Togliere i divieti alle visite»

Il comitato che riunisce i parenti degli ospiti delle case di riposo chiede di ripristinare le regole pre-pandemia. Preoccupazione per la drastica riduzione del personale



TRENTO. Ripristinare le regole di visita pre-pandemia, dare la possibilità ai parenti degli ospiti delle case di riposo di assistere i propri cari senza più le limitazioni imposte dal Covid in questi anni. E’ la richiesta che il Comitato “Rsa Unite”, in rappresentanza dei familiari degli ospiti, ha inviato all’assessorato provinciale e al Dipartimento alla Salute, alla luce della decadenza al 31 dicembre 2022 di tutte le normative nazionali relative agli accessi nelle strutture (ad esclusione della necessità di utilizzare le mascherine come dispositivi di protezione).

“A causa delle regole imposte nella maggior parte delle Rsa – scrive il comitato - ai familiari non è ancora possibile assistere i propri cari durante il momento dell’imbocco (né a pranzo, né a cena), questo a scapito di tutte le persone non autosufficienti che potrebbero trovare beneficio dal tempo spendibile dai propri parenti per assisterli, tempo non disponibile al personale assistenziale”. Tra le altre misure divenute ingiustificate e ancora in essere – scrivono nella nota – il contingentamento degli orari di visita in fasce orarie, così come i limiti o il diniego di accesso nelle stanze e ai luoghi comuni delle strutture.

Plaudendo la decisione della Giunta provinciale di aver impedito l’incremento delle rette per il 2023, il comitato esprime tuttavia la forte preoccupazione dei familiari rispetto alla drastica riduzione di personale e richiama alla recente relazione della Corte dei Conti, nella quale si evidenziano forti disomogeneità delle strutture nei loro impianti organizzativi e la loro scarsa elasticità gestionale.

Il Comitato ribadisce poi l’importanza di una riforma strutturale delle Rsa, all’interno della quale ritiene di dover essere primariamente e direttamente coinvolto. “I gestori” – proseguono – “applicano logiche di riduzione di spesa verticale focalizzate unicamente all’inquadramento dei conti. Il Comitato ritiene che le oggettive problematiche di reperimento

di personale e i più (o meno) gravi deficit di bilancio della maggior parte delle strutture – che sono peraltro a presagire un possibile e in alcuni casi auspicabile allontanamento dei loro vertici dirigenziali – richiederebbero una solerte revisione radicale del sistema delle Rsa, del suo impianto organizzativo e di management”.

Il comitato sottolinea come le evidenti dimissioni di personale in forte crescita, le richieste di trasferimento motivate da dichiarato disagio lavorativo e la conseguente bassa attrattività dei ripetuti concorsi pubblici indetti, abbiano portato nel tempo a ridotte assunzioni di personale socio-assistenziale, che in questo settore non ne compensano le dimissioni.

I familiari indicano che le strutture, seppur dichiarando di non voler attuare tagli all’assistenza, di fatto sembrano non sostituire il personale assente, creando quindi un circolo vizioso di sempre maggiore insoddisfazione in chi deve fornire, ma anche in chi deve usufruire, dei servizi assistenziali oggi sempre più in ampio declino.

La nota si conclude quindi con una riflessione sul ruolo dei familiari all’interno delle strutture e nelle discussioni politiche, “ancora troppo marginale rispetto al livello di coinvolgimento emotivo, sociale ed economico che possiedono pur essendo a tutti gli effetti i primi stakeholder del settore”. Viene per questo motivo rinnovato all’ assessora Segnana l’invito a costituire un tavolo provinciale di riforma del settore, che includa tutte le categorie interessate, con la richiesta di coinvolgimento diretto e di partecipazione trasparente dei familiari, al pari con le altre categorie coinvolte.













Scuola & Ricerca

In primo piano

Economia

Industria trentina: prosegue il calo delle assunzioni, allarme dei sindacati

I dati di ottobre dell'Agenzia del lavoro segnano un -13,8%, nei primi dieci mesi dell’anno i nuovi contratti nel manufatturiero sono scesi dell’8,9% rispetto allo stesso periodo del 2023. La perdita è compensata da posti meno qualificanti nel commercio e nell'agrcoltura. Cgil Cisl Uil chiedono alla Provincia misure più mirati e efficaci per aiutare il settore in sofferenza