L'INTERVISTA ANGELO LORENZETTI 

«Mi aggiorno al pc e sogno di ripartire La fiducia ci guida» 

Il tecnico dell’Itas Trentino. «Il gruppo si incontra virtualmente  ogni pomeriggio per sostenere un allenamento fisico  in video conferenza. La tecnologia aiuta anche a tenere alto il morale»


Paolo Trentini


Trento. Aggiornamenti, videoconferenze, analisi di giocatori e contatti con i pallavolisti e lo staff tecnico. La sospensione dei campionati di volley e il lockdown deciso dal governo hanno chiuso tutti in casa, sportivi e non.

Il tecnico dell’Itas Trentino, Angelo Lorenzetti, non fa eccezione e come tutti è attrezzato per questa nuova vita casalinga con rarissime uscite, consentite solo per necessità. Non si fermano, invece, le voci sempre più insistenti di una sua presunta partenza - o doppio incarico - verso l’Oltralpe alla guida della nazionale dei Blues a partire dalla prossima stagione. Anche se la stampa francese in questi giorni continua a indicarlo come il candidato numero uno, prima di ogni possibile pettegolezzo tagliano corto lui e la società, precisando che non c’è stato nessun contatto con la federazione transalpina. Per il momento, insomma, anche su questo fronte tutto è fermo e diminuiscono le sue quotazioni per un eventuale impegno con la nazionale francese. Rimane in standby anche il campionato di SuperLega così come la Champions League. Ma se la Cev ha già indicato a metà maggio la data indicativa per il ritorno alle competizioni, ancora non è trapelato nulla in merito alla SuperLega. In attesa di nuove decisioni, per capire come, quando e soprattutto se si concluderà questa stagione, il tecnico marchigiano alla radio ha spiegato come sta reagendo a questo periodo molto particolare e come “stiamo vivendo una situazione nuova per tutti. Credo che a nessuno nella propria vita sia mai capitato di attraversare un periodo del genere, ma proprio per questo motivo dobbiamo essere in grado di ascoltarci e trovare spunti per migliorare, a qualsiasi livello. L’isolamento con cui tutti stiamo facendo i conti ci appesantisce ed è faticoso, ma lo spirito della squadra resta comunque positivo. Attraverso pc o smartphone il gruppo si incontra virtualmente ogni pomeriggio per sostenere un allenamento fisico in video conferenza e questo tipo di tecnologia aiuta tanto a tenere alto il morale. Restiamo a Trento in attesa di capire come si evolverà l’emergenza coronavirus e che tipo di decisioni di conseguenza prenderà chi organizza le varie competizioni sportive. Alla ripresa della vita normale credo che il mondo dovrà inevitabilmente cambiare i propri paradigmi in tutti i campi: sociali, internazionali, economici e sportivi. L’unica cosa che conta è la salute e a quella penseremo anche quando si potrà eventualmente tornare ad allenarsi in palestra, perché lo stop è stato molto lungo e differente da qualsiasi periodo di inattività vissuto in precedenza dai giocatori. L’obiettivo primario sarà quindi quello di ritrovare la condizione fisica, ancora prima che quella tecnica”.

Al di là dei giocatori, quali sono le “condizioni” sue in questo periodo?

“A parte le faccende domestiche, innanzitutto c’è da studiare, aggiornarsi e apprendere cose nuove. Leggendo non tantissimo perché i libri in questo caso non sono il canale più ricco di informazioni, ma ascoltando nei vari canali telematici le conferenze che possono risultare più utili per me. Inoltre, c’è anche da pensare alla prossima stagione e visionare qualche giocatore che potrà esserci utile per il prossimo anno. A questo unisco il contatto quotidiano con ragazzi e lo staff, le chat con gli amici e la famiglia. Le ore trascorrono abbastanza in fretta e, poi, non avendo abilità estrema nei lavori casalinghi, non sono molto economico negli sforzi e impiego molto tempo per concluderli”.

Molti club, anche locali, si mantengono in contatto con i giocatori, alcuni addirittura svolgono degli “allenamenti” congiunti da casa. Voi come vi attrezzate?

“Rimaniamo in contatto, come abbiamo fatto. Dopo l’interruzione della SuperLega sono passati 15 giorni nei quali non ci siamo visti. È un momento per ritrovarsi, stare un po’ insieme. Un momento breve perché certe cose alla lunga stancano e poi comunque non si può sostituire il lavoro in palestra. In questo tempo in cui ci vediamo, scambiamo delle impressioni circa l’attività minima che i ragazzi stanno facendo comunque, anche a bocce ferme. Rimane una cosa molto importante perché, chissà quando in questo 2020 si riprenderà, dovremo stare attenti alle loro condizioni e fare in modo che siano nelle migliori condizioni per la ripresa dell’attività”.

In questi giorni si parla tanto della fine di questa stagione. Alcuni sport come il basket e il rugby hanno chiuso, nel calcio molte società tagliano gli stipendi nel caso anche le loro stagioni dovessero terminare. Nella pallavolo ancora non è stata presa alcuna decisione. Cosa succederà?

“Innanzi tutto dico che sui social si parla troppo. In questi giorni vedo tante parole e, con questa tensione dovuta allo stare forzatamente in casa, diventano anche forti. Da una parte il mio desiderio è quello di riprendere la vita normale, il che non vuol dire possedere un senso civico limitato, dall’altra parte penso che dobbiamo restare in casa e quindi altro non possiamo fare che stare in attesa delle comunicazioni di chi sta sopra di noi. In generale in questo momento la parola “fiducia” deve essere qualcosa di concreto e un po’ la parola d’ordine. Se normalmente nella nostra accezione la fiducia è necessario conquistarsela, nelle situazioni di emergenza come quella che stiamo vivendo è chiaro che va data quasi “a fondo perduto”. Mi riferisco alla fiducia che va riposta nelle istituzioni, al di là che le decisioni possano essere o meno in linea con le nostre aspettative. Come sempre possono esserci delle vedute divergenti, ma la democrazia, che non deve venire meno in questi giorni difficili, prevede che le idee si discutano e che una maggioranza prenda delle decisioni nell’interesse di tutti. E quindi vanno rispettate anche le decisioni che si prendono e chi le decisioni le prende”.













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