la sfida

«La montagna? Lavoro a distanza e città invivibili possono salvarla dallo spopolamento»

Il fenomeno al centro di un convegno sull’Arco Alpino organizzato dalla Fondazione Franco Demarchi



TRENTO. Il mondo della ricerca a confronto con le sfide socio-economico e ambientali alla radice dello spopolamento delle Terre Alte. Esperti provenienti da tutta Italia hanno discusso modelli e strategie alla prima giornata del Quinto Convegno sull’Arco Alpino “Montagne da abitare: il futuro delle Terre Alte”, organizzato dalla Fondazione Franco Demarchi, che si è aperto questa mattina con la plenaria dal titolo “Metromontagna e le sfide del ripopolamento dei territori montani”.

Lo spopolamento delle terre alte, ha spiegato Marco Bussone, presidente dell’Unione Nazionale Comunità Enti Montani (Uncem), è un’emergenza sì italiana, ma che riguarda tutti gli Stati europei: «In Italia Alpi e Appennini hanno perso 150mila abitanti in 25 anni. 200 Comuni in Italia sono privi di negozi e bar, 500 a rischio desertificazione commerciale. L'Italia – con il 66% di territorio, secondo Eurostat, montano e rurale – ha una legge sulla montagna del 1994 totalmente inattuata. E la riscrittura di un nuovo articolato, voluto dal Governo e in discussione in Senato, oggi si basa su 200 milioni di euro di finanziamento annui, mentre la Francia, con il Piano France Ruralité investe 8 miliardi di euro fino al 2028».

Nel suo intervento dal titolo “Migrazioni verticali. La montagna ci salverà?”, Andrea Membretti, dottore di ricerca e docente di sociologia del territorio all'Università di Pavia ha invece descritto i fattori che incidono sul ripopolamento delle terre alte: «Anche grazie alla sempre più diffusa attivazione del lavoro a distanza a nuovi immaginari positivi associati alla montagna, non sono pochi i giovani e i meno giovani che aspirano, e spesso riescono, a diventare “nuovi montanari”, cercando il proprio spazio al di fuori di città sempre più invivibili, anche a causa delle ondate di calore e all’aumento dell’inquinamento atmosferico legati al cambiamento climatico. In una prospettiva di aumento globale delle temperature e di crescenti problematiche urbane, le aree montane italiane sono viste infatti da molti come un’alternativa valida e più attraente rispetto alla situazione delle città di pianura e dei litorali».

Simone Marchiori, assessore provinciale alle politiche per la casa e promozione della qualità dell’abitare, ha fatto il punto sulle politiche di ripopolamento delle terre alte in Trentino: «Il Trentino rispetto ad altri territori di montagna è sempre stato in controtendenza, evitando lo spopolamento, ma deve comunque fare i conti con la denatalità e una tendenza a concentrare la popolazione nei centri dei servizi e si deve porre il tema di come mantenere l’attenzione sulla montagna.

La Giunta è intervenuta per quanto riguarda le politiche dell’abitare lavorando per mantenere i servizi e creare le condizioni per il loro ritorno, affinché ciò che è un desiderio di ritorno alla natura diventi motivo di rilancio delle Terre Alte. Si è continuato nei progetti di coliving già avviati negli scorsi anni, mettendo a disposizione alloggi di edilizia pubblica e dei Comuni a famiglie che vengono da fuori e che scelgono di vivere in montagna. I primi dati rispetto al progetto di Canal San Bovo sono molto incoraggianti. Stiamo attivando anche uno studio, dal titolo “Rival”, che porterà un progetto di housing sociale nelle zone turistiche e nelle zone svantaggiate che subiscono il fenomeno dello spopolamento per mancanza di case o per mancanza dei servizi».

Il convegno prosegue nella giornata di domani, 19 ottobre, che si apre con la plenaria dal titolo “Trasformazioni e valorizzazione delle aree e comunità montane” assieme a Pier Paolo Viazzo, UNITO, e Letizia Bindi, UNIMOL. Chiuderanno i lavori, con una plenaria dal titolo “Montagne, luoghi del futuro” i contributi di Paolo Costa, FBK e Roberto Poli, UNITN.

Alcuni dati sui progetti di coliving

Canal San Bovo (inizio progetto 2021): Sono state allocati 3 appartamenti ITEA, 2 appartamenti del comune per un totale di 5 famiglie. A questi si sono aggiunti 2 appartamenti privati dove sono stati insediate due famiglie. In totale, il progetto è iniziato con 5 famiglie - 10 adulti e 9 bambini, diventati 10 nel 2023. Ma effettivamente il progetto ha interessato 14 adulti e 14 minori. Durante il percorso di accompagnamento, infatti, su richiesta del comune sono state seguite anche altre due famiglie non formalmente inserite negli appartamenti messi a disposizione dal progetto ma che hanno contestualmente trovato alloggia da privati.

Quasi tutti stanno lavorando sul territorio e stanno contestualmente cercando di acquistare casa nei territori dove si sono insediati. Una famiglia c'è riuscita in questi mesi. Una vera opportunità per il territorio.

Luserna (inizio progetto 2020): La palazzina è composta da 7 appartamenti e attualmente risultano tutti locati: 4 dal progetto Coliving e tre sono stati assegnati in graduatoria ITEA a seguito del progetto. Il totale dei residenti nel 2021 per il progetto è stato quindi di 8 adulti e di 9 bambini. Nel corso dei primi anni di coliving il numero dei minori è aumentato passando da 9 a 11 nel 2023.

(foto Fondazione Demarchi / Elisa Vettori)









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