Flc: “Scuole aperte per alunni con disagio, in Trentino c’è l’anarchia sull’organizzazione”
Per Cinzia Mazzacca ogni scuola si organizza come vuole e quindi manca una regia provinciale per un sistema omogeno
TRENTO. Sono da bocciare, per la Cgil, le modalità adottate dalla Provincia per la didattica per studenti Bes, Dsa e con disagio in queste settimane di zona rossa: ogni scuola si organizza come vuole, mentre la Provincia non dà indicazioni, questa l’accusa.
"Questa è anarchia. Più del 70 % degli studenti, cioè 1193, con bisogni educativi speciali certificati è sempre andato a scuola, anche in queste giornate di didattica integrata per tutta la scuola trentina. Con loro anche 1118 ragazzi e ragazze con Dsa e quasi un migliaio di studenti con disagio hanno sempre fatto didattica in presenza. Sono dati importanti – commenta Cinzia Mazzacca, segretari provinciale della Flc del Trentino -. Durante il lockdwon della scorsa primavera le scuole sono rimaste invece chiuse anche per loro. Siamo consapevoli delle criticità della fase e della delicatezza di questo tema e riteniamo che sia necessario garantire a tutti gli il diritto allo studio e all’inclusione scolastica ma nel pieno rispetto di protocolli di sicurezza adeguati alla situazione."
Non è positiva, per Flc, l’organizzazione con cui si è reso possibile tutto ciò. “Ieri nell’incontro con Dipartimento Istruzione abbiamo avuto la conferma che l’organizzazione è stata demandata totalmente ai singoli istituti con situazioni di grandi differenze tra scuola e scuola. A fronte delle nostre richieste di spiegazione la Provincia si è limitata a dire che c’è l’autonomia scolastica e che le norme nazionali lasciano ampi spazi interpretativi.
Occorre avere rispetto per le prerogative degli organi collegiali ma qui più che di autonomia si tratta di totale anarchia con un Assessorato che preferisce non dare nessuna indicazione e restare volutamente defilato. E’ la dimostrazione, l’ennesima, dell’assenza di ogni visione politica sulla scuola”.
In questo periodo, spiega la Cgil, in alcuni istituti sono stati chiamati solo gli assistenti educatori, in altri solo docenti di sostegno, in altri entrambe le professionalità, in altri ancora anche i docenti curricolari. “Una confusione non da poco, che la Provincia fa finta di non vedere e di fronte alle nostre richieste di fare il punto sull’organizzazione e di motivare le diverse scelte ci si limita a dire che le norme sono molto ampie. Questa è deresponsabilizzazione”.
Una questione che si ripropone identica anche sull’organizzazione dei laboratori per le scuole superiori, con situazioni a limite del consentito in alcuni istituti e una grande disomogeneità tra istituto e istituto. “E’ chiaro che tutti siamo per la scuola in presenza. Ma se siamo arrivati alla misura estrema di chiudere le aule e passare alla didattica integrata è stato a conseguenza di una situazione sanitaria molto critica. Di questo non si può non tenere conto quando si forzano le norme”.
Dunque Flc rinnova la richiesta a rendere costruttivi i confronti con Assessorato e Dipartimento. “Abbiamo ottenuto l’impegno a confronti periodici sull’organizzazione. Queste occasioni, però, non devono essere l’espletamento di pura formalità, ma occasioni di discussione concreta e partecipata”, conclude Mazzacca.