Impianti a fune e piste da sci: tra imprenditori e ambientalisti trentini faccia a faccia sul disegno di legge
Le audizioni in Terza commissione permanente. Sentite le posizioni di operatori economici, associazioni, Sat, rifugisti, guide alpine, maestri di sci, accompagnatori di media montagna, Fisi, Asuc e autonomie locali
TRENTO. La Terza commissione permanente, presieduta da Vanessa Masè della Civica, è stata impegnata questa mattina in una lunga serie di consultazioni sul disegno di legge 53 firmato dall’assessore Roberto Failoni con il presidente della Provincia Maurizio Fugatti di disciplina degli impianti a fune e delle piste da sci. Un testo che interviene a modifica della legge provinciale per il governo del territorio del 2015 e della legge provinciale sui rifugi e sui sentieri alpini 1993. Questa mattina sono state sentite le posizioni di imprenditori, associazioni ambientaliste, Sat, rifugisti, guide alpine, maestri di sci, accompagnatori di media montagna, Fisi, Asuc e autonomie locali. Presente ai lavori l’assessore Failoni.
Gli imprenditori
Confindustria, sezione impianti a fune: apprezzamento per il ddl
Cristian Gasperi, presidente Anef Confindustria, ha espresso apprezzamento per il ddl che, ha detto, regola in modo organico tutti gli aspetti che riguardano il mondo degli impianti. Per Gasperi il testo assume valore soprattutto in relazione all’aggiornamento della disciplina provinciale al decreto legislativo 40: con questa scelta si recepirà e si porrà rimedio a una situazione complessa che si è creata con gravi ritardi contabili imputabili alla legislazione nazionale. Ha quindi rimandato alla relazione consegnata (in allegato sul sito del Consiglio) e in particolare all’articolo 3 sulle zone a parco e in area protetta: si chiede di modificare il testo tenendo in considerazione quanto già realizzato e le esigenze particolari sul territorio esistenti o di collegamento. Sull’articolo 5 comma 2: si propone di inserire un riferimento diretto più chiaro e vincolante alla norma europea e di sostituire il verbo “incaricare” con “concordare”. Ha ricordato in questo senso le richieste del passato di alcuni Comuni di intervenire in caso di allerta gialla o arancione: la società non aveva la possibilità per tipologia di operatori di aiutare il Comune, va individuato il perimetro di queste cose. Sull’articolo successivo ha chiesto il ripristino del periodo di autorizzazione all’esercizio a 30 anni; sull’articolo 9 ha posto l’accento sulla questione burocratica chiedendo un rinnovo più snello delle autorizzazioni, sul 16 ha detto di apprezzare fortemente la riconferma della competenza del Latif, un plauso al legislatore pubblico. Fondamentale per Gasperi anche l’articolo 42: non si è contrari per principio all’uso delle piste per lo sci alpinismo, ma solo per questioni di responsabilità e sicurezza, la posizione su ciò non è ideologica, ma di dialogo, la motivazione non è legata al business, ma va stabilita una totale esenzione di responsabilità del gestore dell’area, ha dichiarato.
Coordinamento provinciale imprenditori: il testo tiene conto di tutte le forme di approccio alla montagna
Roberto Pallanch ha dato parere positivo sul ddl 53 (per il dettaglio si rimanda alla relazione sul sito): per la prima volta si preoccupa anche delle nuove forme di approccio della montagna, dallo sci alpinismo, alle camminate con ciaspole alle biciclette. Il turismo montano, ha affermato, rappresenta una parte rilevante del turismo provinciale: va posta la dovuta attenzione al tema in tutte le sue sfaccettature. Gli impianti di risalita, ha ricordato, possono svolgere un ruolo importante anche al di fuori della stagione invernale per l’avvicinamento dei turisti alla montagna e la destagionalizzazione e lo stanno già facendo. Bene per il Cpi il sistema dell’autorizzazione unica, che dovrebbe consentire la riduzione di tempi e oneri burocratici a carico delle imprese; bene anche la definizione chiara delle piste, il sostegno alla realizzazione di nuovi impianti e piste con attenzione all’aspetto della sostenibilità ambientale. Sull’articolo 4 Pallanch ha ricordato che un eventuale intervento di soggetti privati avrebbe un costo. Sull’articolo 8 comma 5 ha detto di interpretare che tra i soggetti siano comprese le categorie economiche interessate, in caso contrario si chiede di inserirle formalmente. Si conferma il parere positivo sul ddl, ha concluso.
Confesercenti: parere positivo
Il direttore di Confesercenti Aldi Cekrezi ha dato parere positivo al ddl e si è detto a disposizione. Le attività arricchiscono l’economia montana, ha ricordato, e trovare un equilibrio per far insediare più attività nei territori fa bene al territorio, alle imprese e anche all’economia provinciale. Ha rimandato alla relazione consegnata (in allegato sul sito).
Asat: importante riuscire a programmare le stagioni
Giovanni Battaiola (Asat) ha detto di ritrovarsi nelle parole di Pallanch. Ha citato l’attrattività del territorio al di fuori del turismo invernale, ma anche nelle belle stagioni. Si vive un ottimo periodo per lo sci, ha detto, anche grazie al lavoro fatto di infrastrutturazione del territorio; i turisti non attendono né si preoccupano più dell’arrivo della neve, perché già al termine della stagione estiva si riesce a programmare quella invernale. Ora, è l’auspicio espresso da Battaiola, bisogna riuscire a traslare questa iniziativa sul periodo estivo: l’infrastrutturazione della montagna può farla da padrone (ha citato ad esempio il bike park). Nel ddl bisognerebbe riuscire a mettere a terra date chiare di inizio e fine stagione e in anticipo di un anno. Importante per Battaiola il tema del raggiungimento dei rifugi: bisogna trovare una soluzione, perché sempre di più anche la gente che non scia vuole raggiungere posti belli. Infine i tempi: importante la semplificazione normativa per non arrivare in ritardo sulle tendenze del turismo. Si apprezza il ddl in modo particolare, ha concluso citando infine l’articolo 46. In questo senso ha chiesto la possibilità di una deroga anche per quando un rifugio sia servito da una strada inagibile per neve o ghiaccio.
Carlo Daldoss (FdI) ha sottoposto agli intervenuti due sollecitazioni: ha ricordato di non aver sentito nulla sul recepimento della sentenza della Corte Costituzionale con cui si parla sostanzialmente di un passaggio da un regime di concessione a un termine di autorizzazione. Gli impianti per inverno e sempre di più anche per l’estate costituiscono la base dell’offerta turistica, ha aggiunto, coinvolgono un territorio ampio e la loro realizzazione può essere anche fatta (anche in virtù del loro interesse pubblico) attraverso la coercizione della disponibilità dei suoli: ha senso che su temi strategici l’ente pubblico, una volta rilasciata l’autorizzazione, non abbia più possibilità di incidere?
Pallanch ha risposto che si rischia che un eccesso di coinvolgimento porti a effetti contrari rispetto all’agevolazione del procedimento autorizzatorio. I Comuni possono intervenire su Pup, Via e su una serie di procedure che garantiscono l’amministrazione.
Cristian Gasperi ha ricordato che la sostenibilità deve essere a tutto tondo, ambientale, sociale ed economica. Ha affermato come, in virtù di processi partecipativi, si decide la programmazione anche in periodi in cui i flussi non sono abbondanti, come ad esempio in estate. Imporre date di apertura e chiusura, ha affermato in questo senso, diventerebbe difficile perché bisognerebbe farlo per tutti gli attori delle località turistiche: non si possono avere impianti aperti ma chiusi negozi e alberghi. Battaiola ha detto che senza programmazione non può esserci turismo di qualità, tutti devono fare la loro parte, non si può scaricare la responsabilità di una vacanza di qualità solo su impianti, alberghi o commercio. Un esempio: i calendari degli autobus non seguono la stagionalità dei turisti, ma i flussi delle scuole. Bisogna mettere per Battaiola a terra un ragionamento per cui, se si vuole far crescere anche verso l’estate, tutto il territorio deve essere coinvolto, tutto deve essere aperto, anche con dei punti fermi.
Antonella Brunet (Noi Trentino) ha fatto riferimento all’articolo 3 comma 4 e all’annotazione degli impiantisti a fune su questo punto: importante poter intervenire vista la presenza di tantissimi impianti in zona parco.
Le associazioni di protezione ambientale
Wwf: ddl che preoccupa, in contraddizione con lo Spross
Aaron Iemma, presidente del Wwf Trentino Alto Adige, ha parlato anche per Italia Nostra, Legambiente e Mountain Wilderness (per il dettaglio si rimanda al documento - online - sottoscritto dalle quattro realtà) e ricordato che le piste da sci in Trentino occupano il 2,13% (13.000 ettari) del territorio provinciale. Il ddl preoccupa, ha affermato, è in contraddizione con altri documenti quale è lo Spross. Ha citato il cambiamento climatico e indicato una necessaria riduzione del numero delle piste da sci esistenti. Poi: il territorio adibito ad aree sciabili ha una vulnerabilità del 40%. Ha chiesto quindi come è possibile che nel ddl si assimilino piste da sci e bike park che sono fattispecie molto differenti. Inoltre, ha proseguito, è necessario immaginare le aree sciabili fossilizzandole sulle piste da sci esistenti, non si vede come in questo momento si possa concepire la nuova costruzione di piste da sci o bike park. Ha auspicato l’inserimento di Asuc e Comuni nella Conferenza dei servizi, che non sembra sufficientemente garantita e che non può essere facoltativa. Sulle autorizzazioni: cosa significa la “comprovata necessità” per cui è previsto che i lavori possano iniziare prima del rilascio della dichiarazione unica? ha chiesto Iemma. Ancora, la costruzione di nuove piste da sci è un intervento la cui necessità va ampiamente dimostrata, i cui impatti emissivi devono essere studiati e compensati. Ha infine indicato la necessità di pensare ai territori come condivisi con altre componenti che definiscono la cultura alpina (ad esempio gallo forcello e stambecco): il ddl non dirige le esigenze di mitigazione degli impatti. Ha parlato di un’opportunità mancata, di istituire aree di tranquillità. Bisogna anche tener presente la maggior diffusione dello sci alpinismo, ha concluso.
Italia Nostra: esautorazione dei territori
Manuela Baldracchi ha sintetizzato i temi: esautorazione degli enti del territorio (Asuc e Comuni e dei proprietari) di partecipare alla programmazione sulle aree. Ha citato l’esempio dell’après ski bar di Nambino in merito alla possibilità di inserire strutture: bisogna trattare con cautela il tema degli ambiti e cercare di ridurli. Anche per le aree sciabili bisogna valutare possibili restrizioni delle superfici, ha aggiunto.
Legambiente: il ddl poteva essere un’opportunità di intervento su tutti gli ambiti
Andrea Pugliese ha detto che il ddl sarebbe potuto essere un’opportunità per intervenire sugli ambiti del turismo invernale e regolamentarle in modo opportuno.
Sat e rifugi
Sat: ddl in contrasto con il Pup, sei macro-criticità
Il presidente Cristian Ferrari ha parlato di criticità importanti (la sua relazione è allegata sul sito): il ddl introduce cambiamenti lesivi per la tutela del territorio e dell’ambiente. Cambiamenti che incidono anche sulla socialità e sul Pup in mondo forte, svuotandolo del sistema di confronto che oggi il Pup garantisce. Ha proposto una disamina su sei macro-criticità legate, in primis, al fatto che si verifica l’estensione arbitraria delle aree sciabili. Le aree sciabili non passano più per un’analisi di sostenibilità ambientale, il territorio viene assegnato facilmente, ha dichiarato, parlando il rischio di privatizzazione. Altre criticità per la Sat sono il conflitto di pianificazione con Comuni, Asuc e comunità montane, la violazione del diritto di accesso ai sentieri di montagna, gli espropri coatti e il rischio di cementificazione progressiva. Ancora: Ferrari ha parlato dell’impatto dell’innevamento artificiale in un periodo in cui di acqua ce n’è poca. Infine i bike park: una semplificazione così elevata nella realizzazione ha implicazioni sotto diversi profili; i bike park sono in conflitto con il Pup 2008 e portano una potenziale limitazione all’accesso pubblico, una privatizzazione del territorio che dura su tutto l’arco dell’anno.
Associazione rifugi del Trentino: la proposta ci trova favorevoli
La presidente Roberta Silva ha letto il documento dell’Associazione rifugi del Trentino (a cui si rimanda). Ha parlato del Trentino come di un punto di riferimento per il turismo invernale e gli sport sulla neve, del turismo escursionistico e di alta quota, di una crescente frequentazione delle montagne. Ha ricordato l’aumento significativo della frequentazione dei rifugi che hanno visto anche, dove possibile per il meteo, un conseguente prolungamento delle aperture anche nella stagione autunnale. Silva ha descritto la montagna come una risorsa strategica per il turismo su tutto l’anno: in questo contesto gli impianti possono svolgere un ruolo prioritario anche al di fuori della stagione invernale. In questa filiera, ha detto, dove impianti a fune, rifugi e più in generale gli operatori turistici svolgono la loro attività in una stretta correlazione è possibile creare un’offerta turistica integrata e di qualità, capace di attrarre visitatori per più stagioni, rendendo il Trentino una destinazione sempre più apprezzata e sostenibile. Di qui il giudizio favorevole: la proposta di legge sostiene lo sviluppo e la regolamentazione del settore degli impianti a fune e più in generale degli sport outdoor e del turismo montano in un’ottica di sicurezza e tutela ambientale. Ha quindi proposto una disamina che si è concentrata sugli articoli 3, 39, 42, 43 e 46.
Professioni della montagna
Gianni Canale per il Collegio delle guide alpine - maestri di alpinismo della provincia di Trento ha apprezzato in via generale le misure di sua competenza messe in campo dal ddl e ha posto un quesito relativo alla possibilità di introdurre un corridoio per gli sci alpinisti sulle piste da sci, dal momento che è sempre più diffusa l’esigenza di fare sci alpinismo sulle piste, magari delimitando un corridoio ad hoc tramite un accordo con l’ente gestore. Il dirigente ha replicato che esistono problemi di norme nazionali e conseguenti inghippi in ordine alla sicurezza e alla responsabilità a carico dei gestori. Quello che abbiamo scritto nel ddl è il massimo che potevamo, ha specificato.
Intervenuto in collegamento a distanza, Alberto Kostner vicepresidente del Collegio provinciale maestri di sci del Trentino ha rilevato un po’ di confusione nella classificazione delle piste rosse e ha chiesto se si possa studiare una maggiore specificazione. Per quanto riguarda lo sci alpinismo ha riferito che anche all’interno delle scuole di sci c’è molta richiesta su questa pratica: sarà interessante magari in futuro trovare un accordo con gli impiantisti studiando una formula a pagamento per l’utilizzo dei bordo pista.
Fisi
Il Presidente della Federazione italiana sport italiani (FISI) Tiziano Mellarini ha espresso un parere di fondo positivo agli articoli di sua competenza. Il nostro impegno è quello di far crescere i giovani nella disciplina dello sci, ha osservato e l’attenzione della Giunta non può che farci piacere. Anche per quanto riguarda la classificazione delle piste e la percentuale di pendenza, la valutazione è stata positiva. Bene anche l’attenzione al movimento dello sci alpinismo che aldilà del valore sportivo rappresenta un indubbio indotto economico. Vorremmo però, anche alla luce del dibattito a livello nazionale, porre l’accento sul tema della sicurezza e sulla messa a disposizione di piste omologate per l’allenamento degli sci club, ha aggiunto in chiusura.
Comuni e Asuc
Paride Gianmoena Presidente del Consiglio delle autonomie locali - Consorzio dei comuni trentini, che era partito inizialmente da un parere negativo mettendo in evidenza la necessità di garantire una centralità dei comuni, ha anticipato la condivisione di un percorso con l’assessorato per risolvere le perplessità. Aldilà degli adeguamenti tecnici alla norma nazionale, i dubbi riguardano il coinvolgimento dei comuni. Il Comune, che dentro il sistema degli impianti e delle piste ha proprietà e conseguenti poteri, nello schema del ddl viene coinvolto solo nella fase finale dei procedimenti, quando l’autorizzazione c’è già. Ecco, dentro questo procedimento amministrativo, occorre trovare un equilibrio tra chi fa impresa e chi si occupa della gestione del bene comune, ha osservato Gianmoena, prevedendo il coinvolgimento del Comune in una fase previa. Il tema non è essere contrari all’autorizzazione, ha specificato, ma la collocazione del Comune all’inizio del procedimento.
Robert Brugger per l’Associazione provinciale ASUC del Trentino, ha posto l’attenzione su alcuni aspetti della norma che potrebbero interferire con l’attuale assetto delle proprietà collettive. E’ frequente che sui beni collettivi insistano piste ed impianti sciistici ed è quindi importante, ha detto, che i diversi interessi coinvolti nell’esercizio delle diverse attività trovino un giusto equilibrio. I domini collettivi, ha precisato, non sono espropriabili e dunque non possono essere acquisiti da altri soggetti in assenza di precisi provvedimenti previsti per legge.
Su questo punto Brugger ha espresso l’auspicio che i procedimenti autorizzativi avvengano in maniera corretta. Ha poi chiesto la modifica degli articoli riferiti al rilascio dell’autorizzazione unica, introducendo l’apporto partecipativo degli enti dei domini collettivi. Qualora l’autorizzazione unica non sia stata presentata dal medesimo gestore, ha chiesto che ci sia un coinvolgimento delle Asuc nella conferenza dei servizi. Infine, altro aspetto quello dei ripristini dei terreni: la richiesta è che su questo punto venga prevista una norma specifica che si adegui alle attuali esigenze.
Mauro Gilmozzi, scario della Magnifica comunità di Fiemme ha osservato che per i procedimenti di autorizzazione per gli impianti a fune servono i pareri delle strutture provinciali competenti e, con riferimento all’espropriazione, sono previste osservazioni da parte degli interessati e dei possessori dei relativi terreni. Inoltre, ha aggiunto, l'espropriazione non si applica ai beni "che non possono formare oggetto di esproprio ai sensi della normativa vigente”. Quindi, sia nell'ambito del procedimento di autorizzazione, sia nell'ambito del procedimento di espropriazione, non è previsto alcun intervento in capo ai domini collettivi e, segnatamente, alla Magnifica Comunità di Fiemme. I beni collettivi, ha proseguito, sono soggetti a un regime particolare di tutela che in buona sostanza richiede che qualsiasi intervento preveda autorizzazione previa rilasciata nelle forme di legge, pena la nullità dello stesso. I beni gravati da uso civico non possono essere espropriati o asserviti coattivamente se non viene pronunciato il mutamento di destinazione d'uso, fatte salve le ipotesi in cui l'opera pubblica o di pubblica utilità sia compatibile con l'esercizio dell'uso civico. Per l’esproprio, occorre dunque un formale provvedimento di demanializzazione, la cui mancanza rende invalido il decreto espropriativo. Vale la pena, ha suggerito infine lo scario, che venga valutato con la dovuta attenzione il progressivo ampliamento nella gerarchia delle fonti legislative delle attività ammesse all'interno delle aree sciabili, rispetto al PUP, e alla legge urbanistica. Occorre inoltre considerare che gli interessi all'uso del suolo in estate sono diversi e molto più complessi di quelli invernali e che di conseguenza l'autorizzazione unica, laddove consentisse impianti e infrastrutture per gli sport estivi, non dovrebbe generare automatismi. L’autorizzazione unica non deve generare automatismi di sorta, ha aggiunto, ma dovrebbe essere condotta una distinta istruttoria per tutte le attività previste dal ddl.
Guido Dezulian, regolano della Regola feudale di Predazzo ha condiviso il parere dei colleghi intervenuti, tornando brevemente sull’importanza della partecipazione in Conferenza dei servizi per scongiurare che le Asuc vengano bypassate.
Luca Cerana e Giuseppe Stefani rispettivamente presidente e segretario delle Regole di Spinale e Manez hanno sottoscritto le osservazioni di chi li ha preceduti aggiungendo un commento sull’articolo 42 che vieta interventi edilizi sull’area piste, affinché si specifici che eventuali utilizzi pubblici in essere vengano rispettati.
I commenti dei consiglieri
In chiusura sono intervenuti brevemente alcuni consiglieri. Michela Calzà ha commentato che l’articolato è molto tecnico ed apre ad un ventaglio di necessari approfondimenti, soprattutto in tema di pianificazione urbanistica. L’esponente del Pd ha confessato una certa difficoltà perché le visioni emerse sono apparse estremamente diverse. Ha quindi chiesto di valutare di estendere le audizioni agli ordini professionali ed ai sindacati. Un appello condiviso anche dal consigliere Roberto Stanchina (Campobase) che ha ravvisato l’opportunità di un confronto soprattutto con gli ordini professionali, anche perché molti dei soggetti ascoltati hanno richiamato il piano urbanistico ed un suo possibile stravolgimento, conseguente all’adozione di questo ddl.
La presidente dell’organismo Vanessa Masè (Civica) ha detto di comprendere la volontà di coinvolgere gli ordini, mentre ha definito poco pertinente la richiesta di ascolto dei sindacati. Ha concluso assicurando che nonostante i tempi per l’esame del testo siano molto stretti, farà il possibile per inserire audizioni aggiuntive. La data sarà comunicata a breve ai componenti della Commissione.