“Papà Marco Patton e la sua corsa contro le diseguaglianze sociali”
La figlia Francesca, giornalista e insegnante, celebra con un ricordo personale i 25 anni dalla marcia per l’equità fiscale del barbiere maratoneta (in foto un’opera dell’artista Celso Barbari)
TRENTO. Un quarto di secolo dalla marcia per l’equità fiscale del barbiere maratoneta Marco Patton. Questo il ricordo della figlia Francesca, giornalista e insegnante. Il titolo è “Correre per ridurre le disuguaglianze sociali, l'esempio di Marco Patton”.
Sono trascorsi 25 anni da quell’incredibile marzo. Il preside della mia scuola - avevo solo dodici anni - mi chiamava “mita” perché diceva ero figlio di un mito. Mio padre, Marco Patton, in quel periodo veniva infatti seguito da tutti i media nazionali e internazionali perché non si arrese e fece l’unica cosa giusta da fare: protestare. Una protesta civile e di speranza per tutte quelle categorie di lavoratori che vedevano, a causa di una legge ingiusta, i loro risparmi andarsene, le loro vite e quelle dei loro cari spezzate.
Oggi a distanza di 25 anni e in piena pandemia da Covid19 viene spontaneo chiedersi se sarebbe sufficiente una corsa per ridurre le disuguaglianze sociali che si sono create. Forse no, o non solo, ma oggi più che mai abbiamo bisogno di esempi positivi, di messaggi di speranza, di unione perchè a volte anche un singolo uomo può fare tanto per tutti.
Nel caso di mio padre, contribuì all'equità fiscale.
Nel 1996 Marco Patton, barbiere e maratoneta, ricevette una multa di 2 miliardi e 50 milioni di lire a causa di un semplice errore formale per la mancata trascrizione nel registro di carico e scarico merce di ricevute fiscali acquistate.
Ricordo benissimo quel giorno: la disperazione di mia madre di fronte a quella insormontabile cifra da pagare e la paura di lasciare a me e a mia sorella un debito così elevato da estinguere. Ricordo altresì la grinta di mio padre. Poco dopo aveva già deciso: sarebbe partito a piedi da Trento per andare a Roma a incontrare l’allora Presidente della Repubblica Italiana Oscar Luigi Scalfaro come garante delle istituzioni.
Organizzò assieme alla Confartigianato di Trento una conferenza stampa, chiamò un paio di amici per farsi seguire in questa sua nuova impresa sportiva e partì. Non sapeva se ci sarebbe riuscito, e ancora meno non poteva immaginare che nel cammino verso Roma avrebbe incontrato moltissimi sostenitori: un’Italia che lenta si univa alle sue “gambe” e correva con lui verso la giustizia.
Le immagini della sua corsa vennero riprese dall’elicottero e inviate agli studi Rai per la diretta con Michele Santoro, andò a Forum da Rita Dalla Chiesa e moltissimi altri lo incontrarono e ne parlarono come Deusanio, Cecchi Paone e il celebre giornalista Enzo Biagi. La notizia arrivò anche sui giornali europei.
A distanza di 25 anni, in un periodo di pandemia come quello che stiamo vivendo, ricordarci di azioni positive, di netto cambiamento e di grande solidarietà e unione credo sia doveroso e di grande valore. Per questo mi rivolgo a voi - in occasione del venticinquesimo anniversario dell'impresa sportiva di mio padre - nella speranza che vogliate dare nuovo significato a un’iniziativa sportiva, pacifica e positiva che ha giovato a tutti gli artigiani italiani, e non solo.
Nella condivisione risiede la forza del cambiamento.