L'acqua del lago di Garda per salvare il Po? La risposta è no
Netta la posizione del Comunità del Garda (la presidente e la ministra Gelmini). L'esperto Renzo Rosso: «Usare l’acqua del lago contro la siccità? Soluzione ardita». E non rassicura: «Questa sarà una delle estati più fresche dei prossimi 50 anni»
LAGO DI GARDA. Non sarà l'acqua del lago di Garda a salvare il destino del Po, alle prese con un secca dovuta a una siccità che non si vedeva da 70 anni. A gelare le speranze del Grande fiume ci hanno pensato gli amministratori del lago: la Comunità del Garda, la cui presidente è la ministra Mariastella Gelmini, si è infatti detta contraria alla possibilità di usare la sua acqua, che già serve per il Mincio.
L'indicazione che arriva dall'Osservatorio che monitora il Po è quella di proseguire con l'irrigazione, nonostante la situazione sia da "semaforo rosso". L'idea è quella di un provvedimento transitorio per equilibrare l'uso dell'acqua rimasta: diminuire i prelievi del 20% per continuare comunque l'innaffiamento, ma garantire l'afflusso di acqua anche al Delta. "Giunti a questi livelli ogni decisione porta con sé margini di criticità ma il traguardo è minimizzare il danno quanto più possibile in attesa di potenziali integrazioni amministrative dei territori e organi di governo", ha detto Meuccio Berselli, segretario generale dell'Autorita' di bacino del Po.
"Usare l'acqua del Garda mi sembra una cosa ardita, e servirebbe una quantità di energia enorme: non so se il gioco vale la candela. Caso mai si può utilizzare l'acqua dei laghi alpini sperando che si riempiano di nuovo, anche se ci sarebbero tempi di esecuzione non banali e costi elevati. Ma guarderei prima ai laghi di monte". Lo ha detto all'Ansa il docente di Costruzioni idrauliche del Politecnico di Milano, Renzo Rosso.
Secondo il professore, ci sarebbero pure "molte falde ancora ricche", anche se alcune "hanno una qualità dell'acqua non particolarmente buona. Si può pensare di pompare acqua di prima falda - ha spiegato in relazione alla secca del Po - e utilizzarla anche per scopi agricoli, dopo aver controllato che non sia troppo inquinata.
Nella Pianura padana, che galleggia sull'acqua, queste falde si trovano facilmente". Ad ogni modo, ha ribadito il docente, prima di guardare al lago di Garda "penserei al lago Maggiore, a quello di Como o al Lago d'Iseo".
Il problema è anche la preoccupante assenza di neve: "Il bacino padano, che in genere ha una piovosità annuale elevata, si trova in difficoltà. Sciogliendosi, la neve avrebbe portato molta acqua" a valle.
Adesso, per Rosso è arrivato il momento di "emancipare l'agricoltura, che nel mondo vale l'80% dell'acqua consumata". Magari ragionando anche sui sistemi di irrigazione: "Se ne usi uno a immersione - ha continuato - consumi 100 litri. Se usi uno sprinkler ne usi 10 di litri, mentre con un sistema a goccia ne consumi uno solo".
Ad ogni modo la situazione "rimane complicata", con il problema che "è mondiale. È più che evidente che bisogna prepararsi - ha concluso con una punta d'ironia - se no non lamentiamoci del caldo, visto che sarà una delle estati più fresche dei prossimi 50 anni".