E' morto Paolo Portoghesi

(ANSA) - ROMA, 30 MAG - E' morto questa mattina nella sua casa di Calcata vicino Roma dove viveva da molti anni l'architetto Paolo Portoghesi, 92 anni. Lo conferma all'ANSA l'architetto Luca Ribichini professore della Sapienza. Lucido fino alla fine stava scrivendo un libro sulla bellezza. Docente universitario, progettista di fama, teorico, Portoghesi è stato il principale esponente in Italia del Postmodernismo. Tra i suoi tantissimi lavori, la moschea di Roma, Casa Papanice, sempre nella capitale, e la Chiesa della Sacra Famiglia di Salerno. In tanti anni di carriera con una personalità poliedrica e impegni che hanno spaziato dal lavoro storico-critico alla progettazione, dall'insegnamento universitario alle cariche istituzionali (nel 1979 direttore architettura della Biennale di Venezia della quale poi è stato presidente dal 1983 al 1993), Portoghesi ha visto realizzati moltissimi dei suoi progetti, disegnando e costruendo di tutto in Italia e all'estero. L'elenco è lungo, dalla Casa Baldi del 1959 alla moschea di Roma, forse la sua opera piu' nota, passando per i complessi residenziali dell'Enel di Tarquinia, l'Accademia di Belle Arti dell'Aquila, il teatro di Catanzaro. Suo anche il restauro della piazza del Teatro alla Scala di Milano, mentre fra i lavori per l'estero ci sono residenze (Berlino), giardini (Montpellier), alberghi, fast food (Mosca), la moschea di Strasburgo. ''Dovendo scegliere tre che mi rappresentano, indicherei la chiesa della Sacra famiglia a Salerno (1974), la piccola chiesa di San Cornelio e Cipriano a Calcata (2009) e la moschea di Roma (1995)'', spiegò lui anni fa in un'intervista all'ANSA. "Ma non solo, perché i progetti sono un po' tutti figli, ogni tanto li vado a trovare''. Da molti anni, insieme alla moglie Giovanna Massobrio, anche lei architetto, viveva nel borgo medievale di Calcata, alle porte della capitale in una grande e bella casa immersa in un giardino maestoso pieno di animali e abbellito da piante secolari dove aveva trovato posto anche la sua biblioteca e dove ha ospitato spesso anche i gli studenti di geoarchitettura, il corso che ha tenuto per anni alla Sapienza. Nel 2016 ha donato il suo archivio al Maxxi. L'ultimo lavoro realizzato è del 2019, la concattedrale di Lamezia Terme, un'opera che appare un po' la summa di tutte le sue riflessioni sul sacro, con gli svettanti campanili in acciaio corten che citano la Sagrada Famiglia di Gaudì e la facciata che quasi sembra abbracciare i fedeli invitandoli a entrare. Amareggiato per le condizioni di degrado di Casa Papanice, Portoghesi era in queste settimane al lavoro su un Manifesto per la conservazione delle opere architettoniche contemporanee. "Resta un tabù", spiegava, sottolineando battagliero le responsabilità dei politici ma anche degli stessi architetti: "Casa Papanice era un ritorno alla natura e alla bellezza, voleva differenziarsi in modo netto dalle architetture che la circondavano. Voleva essere una profezia della città nuova. Ecco, questa è l'innovazione che, forse, è la cosa che meno è stata compresa". (ANSA).



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Giallo agli Oscar sul cane Messi, applaude in sala?

Giallo agli Oscar sul cane Messi: la co-star a quattro zampe di Anatomia di Una Caduta, il film della francese Justine Triet premiato per la migliore sceneggiatura originale, è apparso in un video mentre batteva le zampe durante le premiazioni. Quello del collie addestrato da Laura Martin è stato un vero exploit o non piuttosto una montatura degna della magia della mecca del cinema? Un altro video circolato online ha spiegato l'arcano: si è trattato di fotogrammi preregistrati in cui, davanti a un falso pubblico in un Dolby Theater semivuoto qualcuno ha retto finte zampe davanti al cane (il vero Messi, un sosia o un peluche non è ancora chiaro) mentre la scena veniva ripresa dalle telecamere. Non è dunque certo se a Messi sia stato permesso di entrare in teatro durante la cerimonia: in precedenza era stato detto che la sua presenza sarebbe stata off limits. Quel che è sicuro è che la Martin si è fatta fotografare fuori dal Dolby con le finte zampe. E d'altra parte, siamo o non siamo a Hollywood dove controfigure e effetti speciali sono all'ordine del giorno? Che sia stato dentro o no, è certo anche che Messi ha avuto un parte nell'avvicinamento alla cerimonia: è apparso in un video promozionale del conduttore Jimmy Kimmel che prova con lui le battute e abbaia quando si scherza sugli anni da cani. Messi ha inoltre aiutato Kimmel nella sua storica faida con Matt Damon in un altro breve filmato andato in onda alla fine della cerimonia: il collie alza la zampina e fa pipì sulla stella dell'attore sulla Hollywood Walk of Fame (foto Ansa Epa)

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Giallo agli Oscar sul cane Messi, applaude in sala?

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Folla per l'addio a Sergio Staino, da Guccini a Schlein

Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze gremito per l'ultimo saluto a Sergio Staino, vignettista, papà di Bobo ed ex direttore dell'Unità, scomparso nei giorni scorsi all'età di 83 anni. In sala tanti semplici cittadini e molti amici di Staino come Francesco Guccini, Roberto Vecchioni, David Riondino, Carlo Petrini, o Adriano Sofri ma anche la segretaria del Pd Elly Schlein e Gianni Cuperlo. Poi le istituzioni con il sindaco di Firenze Dario Nardella e il presidente della Regione Eugenio Giani. Tutti vicini alla famiglia di Staino: la moglie Bruna e i figli Ilaria e Michele. A condurre la cerimonia di commiato Paolo Hendel, grande amico degli Staino, che introduce, con un tocco ironia, i vari interventi di ricordo del vignettista che si susseguono. Al centro del salone un'immagine di Bobo e una vignetta che ritrae il personaggio figlio della matita di Staino che guarda in lontananza e afferma 'Sono il raccattapalle del mio destino', mentre un grande schermo proietta foto di Staino con la famiglia e gli amici, insieme ad alcune delle sue vignette più celebri. Prima dell'inizio della cerimonia un momento musicale con il figlio Michele, accompagnato da altri due musicisti, che ha suonato per il padre (Ansa foto)

il lutto

Morto il regista Giuliano Montaldo, l'eterno ragazzo del cinema

Con Giuliano Montaldo scompare uno degli ultimi di quella grande generazione di registi che ha fatto grande il cinema italiano a partire dagli anni Sessanta. Si è spento con a fianco l'amatissima moglie, Vera Pescarolo, la figlia Elisabetta e i suoi due nipoti Inti e Jana Carboni nella sua casa a Roma che nel tempo era diventata casa per questo genovese navigatore e spericolato, che ha sempre schivato ritualità troppo solenni perché tra le sue moltissime doti c'era l'arte dell'autoironia dispiegata da sempre a piene mani. Per scelta della famiglia non si terranno esequie pubbliche. L'eterno ragazzo di Cinecittà nasce a Genova il 22 febbraio del 1930; fin da ragazzo ha l'occhio del navigatore come Colombo, la voce di un Gino Paoli dai toni baritonali, la passione militante del giovane Calvino partigiano, il piacere dello scherzo di Paolo Villaggio e la leggerezza poetica di Lele Luzzati, tutti liguri come lui, tutti un po' saggi e un po' matti come lui. Regista, sceneggiatore e attore, diresse oltre 20 film. Tra questi Gli Intoccabili (1969); Sacco e Vanzetti (1970; Giordano Bruno (1973); L'Agnese Va A Morire (1976); Gli Occhiali d'Oro (1987). Montaldo fu molto attivo anche nella produzione di grandi opere televisive come il kolossal in 8 puntate Marco Polo (foto Ansa)

il lutto

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l'infortunio

Jovanotti cade in bici a Santo Domingo, dovrà operarsi

Il cantante stava facendo un giro lungo le strade dell'isola caraibica, dove si trovava in vacanza con la moglie Francesca Valiani, ma non ha visto un dissuasore di velocità ed ha perso l'equilibrio. Da qui la disavventura che ha raccontato lui stesso sui social, prima con un video dei soccorsi con l'ambulanza, poi dal letto dell'ospedale. I chirurghi dovranno applicare un chiodo in titanio nel femore e una placca sulla clavicola. "Fa un male bestiale - ha detto ancora il cantante -. E' un'operazione piuttosto complessa, ma si recupera. Ci vorrà un po' di tempo ma sono vivo e sto bene"  (Ansa)









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