Il Festival in attesa dei nuovi ministri 

Dal 31 maggio la 13ma edizione su lavoro e robot. Tra gli ospiti il Nobel Spence. Boeri: «La tecnologia aiuta ma crea ansia»



TRENTO. Noi e la tecnologia. Il futuro del lavoro e i robot. Che cosa significa tutto questo per l’economia? E quanto può incidere sulla nostra vita quotidiana, sui modelli sociali, sulla trasformazione dei rapporti e delle relazioni? Su questi interrogativi si muoverà tutta l’edizione 2018 del Festival dell’Economia, che si terrà a Trento dal 31 maggio al 3 giugno, e che al momento resta in attesa di capire quali saranno gli ospiti politici, i nuovi ministri di un governo che ancora non c’è.

La tecnologia può elevare il lavoro e creare tempo libero - ha detto ieri Tito Boeri, direttore scientifico del Festival dell’Economia - ma la sua avanzata si accompagna al consumo diffuso di ansiolitici. Ogniqualvolta si assiste ad un’accelerazione del progresso tecnologico, le tesi secondo cui le macchine sostituiranno interamente l’uomo prendono piede. La fine del lavoro è stata decretata centinaia di volte, con un pessimismo tecnologico che trascende gli anni di crisi. Eppure nelle economie di tutto il mondo si continuano a generare milioni di posti di lavoro e il tasso di occupazione è cresciuto nel corso del XX secolo pressoché ovunque. Anche se la disoccupazione può aumentare bruscamente durante le recessioni, ed è oggi insopportabilmente alta in alcuni paesi, tra cui il nostro, non c’è traccia di una crescita di lungo periodo della disoccupazione.

Automazione significa distruzione di lavoro, sostituzione di lavoro svolto dall'uomo con macchinari, ma l’automazione in genere porta con sé anche un aumento della produttività e dei salari nei lavori che le macchine non riescono a sostituire. E questa creazione di valore del lavoro comporta, a sua volta, creazione di lavoro. Anche se la frontiera dell’automazione si sposta rapidamente e le tecnologie dell’intelligenza artificiale sono in rapido sviluppo, siamo ancora molto lontani dal sostituire il lavoro con robot in mansioni che richiedono flessibilità, discrezionalità e che, più in generale, non si prestano ad essere codificate. Non è solo il progresso tecnologico ad avere effetti sul mercato del lavoro – aggiunge Boeri – è lo stesso mercato del lavoro a influire sulle traiettorie tecnologiche. Il progresso tecnologico è tutt’altro che uniforme. Anche le innovazioni tecnologiche a svantaggio del lavoro poco qualificato possono creare opportunità di lavoro di altra natura per persone poco istruite. In molti paesi negli ultimi decenni sono cresciuti soprattutto i lavori poco qualificati o quelli molto qualificati, mentre c’è stata una contrazione di quelli che contemplano abilità medie. Il progresso tecnologico potrebbe essere responsabile di questa polarizzazione perché ha spinto molte persone istruite, soprattutto donne, a partecipare al mercato del lavoro, assumendo persone poco qualificate per il lavoro domestico.

Il progresso tecnologico porta con sé nuovi problemi distributivi che i nostri sistemi di protezione sociale non sembrano ancora in grado di gestire. Non sono oggi in grado di coprire le nuove forme del lavoro dipendente, che spesso si traveste da lavoro autonomo.

Il Festival si aprirà nel pomeriggio di giovedì 31 maggio, con la conferenza del professor Richard Freeman dell’Università di Harvard, dal titolo “robot mania” che insieme a Tito Boeri avvierà il ragionamento sul tema “Tecnologia e lavoro”.

Venerdì 1 giugno il professor Joel Mokyr della Northwestern University, affronterà il tema del rapporto fra la stagnazione economica ed il progresso tecnologico, mentre il professor Barry Eichengreen dell’Università della California, Berkeley, indagherà i rapporti fra populismo e insicurezza economica. Il fisico Roberto Cingolani, direttore dell’Istituto italiano di Tecnologia, proporrà invece una suggestiva intervista a un robot. Nel pomeriggio, lo scrittore Evgeny Morozov, analizzerà la guerra fra le imprese americane e quelle cinesi per lo sfruttamento delle nuove tecnologie. Sempre venerdì, appuntamento anche con Alan Krueger della PrincetonUniversity, che interverrà sui cambiamenti che le tecnologie hanno apportato sul nostro modo di lavorare e la sera con il primo vicepresidente della Commissione europea Franciscus Timmermans.

Sabato 2 giugno, Philip McCann dell’Università di Sheffield affronterà gli impatti sui territori dei cambiamenti tecnologici. Imran Rasul dell’University College di Londra, parlerà invece di giustizia e discriminazione etnica. Poi sarà la volta di Federico Rampini, che parlerà dell’America di Trump. Il filosofo Remo Bodei rifletterà su cosa succede alla coscienza degli individui quando facoltà umane essenziali come l’intelligenza e la decisione si trasferiscono alle macchine. Mauro Calise, Andrea Gavosto e Gino Roncaglia si confronteranno su come la tecnologia stia cambiando la didattica a scuola e all’università La giornata sarà conclusa da Diego Piacentini, che è stato membro dell’executive team di Amazon, che interverrà sulla digitalizzazione della pubblica amministrazione italiana.

Domenica 3 giugno, Riccardo Zecchina affronterà il tema dei Big Data, poi sarà la volta dell’economista Luigi Zingales che parlerà di tecnologia finanziaria. Maurizio Ferraris si soffermerà invece sull’epoca della mobilitazione totale quella in cui web e smartphone annullano la distinzione tra il tempo libero e quello dedicato al lavoro. Chiuderà il premio Nobel Michael Spence che insieme a Tito Boeri cercherà di tirare le fila del lungo dibattito che caratterizzerà il Festival.













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