Expo, il Trentino porterà vino, mele e cooperative

La Provincia pensa ad una formula che dia risalto a queste eccellenze locali Ma si rischia di fare uno sgarbo a settori come industria, artigianato e turismo


di Roberto Colletti


TRENTO. Cos'è il Trentino? Vino, mele e tanta cooperazione. E' l'idea che la Provincia sta distillando per presentarla, forse, all'Expo 2015. Facendo, senza volerlo, un torto ad industria, artigianato e turismo.

Questa auto rappresentazione, a parte i temi ricordati, non è ancora ben definita, non ci sono partecipanti certi, non esistono modalità di adesione, non c'è budget. Insomma mancano molti elementi, compreso quello decisivo se partecipare o meno all' “evento universale” in programma dal 1 maggio al 31 ottobre a Milano. «Si naviga nella nebbia» insinua il leghista Claudio Civettini dal consiglio provinciale, chiedendosi «che fa la Provincia di Trento»? Rispondere “niente” sarebbe ingiusto, ma che la direzione sia ancora svagata descrive lo stato delle cose. Tuttavia, visto che si tratterebbe di presentare la propria immagine “all'universo”, ammesso che quest'immagine di sé esista, l'anno e poco più che manca non è poi molto. Non è un problema da poco per l'assessore provinciale alla promozione Michele Dallapiccola.

L'idea che la sostanza migliore del Trentino - posto che il tema dell'expo è “Nutrire il pianeta” - sia fatta di vino, mele e cooperazione, ha molto di vero. Terra povera di montagna, ha saputo, dandosi un'organizzazione sociale e produttiva, costruire un patrimonio sociale e territoriale. Insomma, un buon esempio.

Ma il punto è: si può e, soprattutto, vale la pena raccontare questa storia in uno stand di duecento metri quadrati da trecentomila euro (solo per lo spazio) nell'unica settimana concessa? Non c'è risposta nota, per ora si sa solamente di un affannoso adoperarsi per vedere se dall'Expo 2015 possa “venir fuori qualcosa”.

La prima avvisaglia di questo lavorio risale al novembre scorso quando, in una riunione a Rovereto, la consigliera di Trentino Sviluppo, Antonietta Tomasulo, era partita alla carica con il motto “questa è promozione vera, terreno delle imprese, il pubblico se ne stia fuori”.

Poi dev'essere cambiato il vento, perché a gennaio è stato il turno di Raffaele Farella, responsabile della promozione ed internazionalizzazione di Piazza Dante, a convocare in fretta alcune imprese ed enti (con quali criteri?) per raccontare che l'anima del Trentino era, appunto, fatta di vino, mele e tanta cooperazione. Raccontando che l'Expo sarà “l'occasione irripetibile per creare nuove opportunità di sviluppo e di posizionamento internazionale” e che nell'impresa sarebbero state coinvolte tutte le filiere scientifico-commerciali legate ai prodotti: dalla Fondazione Mach di San Michele e dalla Fondazione Bruno Kessler all'Università, al Servizio agricoltura della Provincia (ci mancherebbe), alla Federazione delle Cooperative (Diego Schelfi quando lo ha saputo ha sorriso, grato), ai soci TrentoDoc, al Consorzio Vini, a Melinda, la Trentina, Apot, Camera di commercio e via discorrendo.

Gli incontri, però, non sembrano aver alimentato grandi entusiasmi sia per la vaghezza del progetto, sia perché molte delle imprese o degli enti erano già coinvolti nei progetti Expo varati dai propri consorzi nazionali.

Mentre stanno realizzandosi, assessore competente sempre Dallapicola, parallele azioni di promozione turistica messe in cantiere dal consorzio Garda Unico cui partecipano Trentino, Lombardia, Veneto e da Dolomiti Unesco dove operano Trentino Alto Adige e Veneto.

E se queste ultime iniziative già prevedono soggiorni guidati per gli operatori del settore, è curioso che analoghe offerte siano immaginate nell'ipotizzato stand istituzionale assieme “all'attrazione di imprese internazionali”, allo “sviluppo di partnership” e all' “acquisto da parte di controparti estere di ingenti partite di beni e servizi realizzati in Trentino”.

Perciò c'è da chiedersi: nel grande bazar dell'Expo 2015, è possibile in una settimana comunicare la personalità di una regione e stringere rapporti scientifico – commerciali – turistico – culturali, magari con assaggi di mele e di vini tra un pieghevole e l'altro? E' questa la strada per rappresentare il Trentino? Ne vale la pena? Non si sa se la domanda sia stata mai formulata. Ma è ragionevole aspettarsi che qualcuno se le ponga.

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