Annata agricola in Trentino: buona ma condizionata dalle bizze del clima
Hanno influito le gelate tardive a primavera e un’estate e un autunno piovosi. Ma il bilancio complessivo è stato positivo. Il parere di Gianluca Barbacovi di Coldiretti del Trentino Alto Adige, Diego Coller di Confagricoltura Trento e Paolo Calovi di Cia Trento
TRENTO. Come da tradizione a fine anno tentiamo un bilancio sull’annata agricola, sentendo vari testimoni del settore. Non senza aver prima fatto un quadro della situazione a livello nazionale.
Sicuramente ha pesato in modo notevole l’impazzimento del clima con i conseguenti repentini cambiamenti climatici: gelate tardive, siccità, eccessi di piogge, grandine che hanno causato danni per oltre 9 miliardi, secondo uno studio recentissimo pubblicato da Coldiretti, mentre gli agricoltori erano già alle prese con i problemi causati dalla concorrenza sleale delle importazioni dall’estero e degli elevati costi di produzione dovuti prima alla pandemia dei Covid e poi dalla guerra. E’ questo il bilancio tracciato dal presidente di Coldiretti Ettore Prandini.
Ma per tastare il polso sui vari problemi dell’all’agricoltura abbiamo fatto il punto con i presidenti delle tre organizzazioni professionali più rappresentative: Gianluca Barbacovi di Coldiretti del Trentino Alto Adige, Diego Coller di Confagricoltura Trento e Paolo Calovi di Cia Trento. Ne è emerso un quadro molto diversificato che conferma come i cambiamenti climatici siano uno dei maggiori limiti con i quali sempre più il mondo agricolo s i dovrà misurare.
Nel complesso, è stata un’annata agraria con luci e ombre, ma che possiamo definire positiva, almeno dal punto di vista della qualità dei prodotti agricoli. Un’annata molto particolare con gelate tardive a primavera che hanno lasciato il segno sulla quantità delle produzioni di mele e uva, e con un’estate ed un autunno piovosi come non mai. Questo ha impegnato moltissimo i produttori per salvare la qualità delle produzioni, afferma Barbacovi.
Secondo Calovi “nel complesso tutte le aziende agricole sono in affanno per l’aumento dei costi di produzione non adeguatamente supportato dall’aumento dei prezzi alla base. Certo – precisa il presidente di Cia - è triste vedere che un kg di mele dal campo al bancone del supermercato aumenta di 5-6 volte. Questo toglie reddito ai frutticoltori e particolarmente i giovani che senza un adeguato reddito abbandonano l’azienda”.
E veniamo ai vari comparti, mele: un’annata con qualità ottima ma non certo di grandi produzioni, in quanto si è registrato un meno 10% ricorda Diego Coller, inoltre sul settore incombe nuovamente il problema scopazzi che sono in netta crescita. “E questo uno dei temi che dovremo approfondire durante questo periodo”, sottolinea Barbacovi.
E il mercato? Partito molto bene per il prodotto da industria, vista la carenza di produzione nel paese europeo più grande produttore, la Polonia, più a rilento per il fresco a causa dei consumi ridotti, precisa Coller.
Comparto vitivinicolo: anche in questo caso siamo in presenza di una riduzione della quantità, molto differenziata fra una zona e l’altra. In compenso la qualità è fra il buono e l’ottimo. Sartori, viticoltore in Valsugana parla di un meno 40% della produzione, percentuale non molto lontana anche nelle zone dove è arrivata la gelata tardiva come sulle viti di Marzemino, in quel di Volano. Sul fronte sanità delle viti siamo in presenza di una recrudescenza della flavescenza dorata, altro tema da affrontare subito, sottolinea il presidente di Coldiretti.
Il mercato? Preoccupa la stagnazione dei prezzi a livello mondiale per i vini rossi che sono in difficoltà ovunque salvo piccoli segmenti, com’è il caso del Reboro, un grande rosso, che non ha problemi di crisi, ci dice Marco Pisoni. Molto meglio per i vini bianche e le bollicine in particolare, fronte sul quale il Trentino con il Trentodoc, sta lavorando molto bene, ricordano all’unisono, Barbacovi, Coller e Calovi. Sono infatti di moda gli aperitivi a base di bollicine, contribuendo a creare un mercato molto interessante.
Settore zootecnico: il problema principale sono i costi di produzione, ricorda Barbacovi. “I prezzi del latte pur essendo aumentati non sono tali da assorbire i maggiori costi di produzione. Ma abbiamo anche il grave problema della sicurezza in malga, non siamo affatto soddisfatti della lentezza con la quale il problema viene affrontato”, precisa Barbacovi, mentre Calovi mette il dito nella piaga della “burocrazia che per le piccole aziende di montagna è pari a quella delle grandi aziende di pianura, una cosa assurda”. Il 2024 lascia in eredità fra gli altri il problema delle divisioni all’interno del comparto lattiero caseario, problema sul quale Roberto Simoni presidente della Cooperazione, sta lavorando duro per ricompattare il comparto.
Il problema mano d’opera è un aspetto critico di molte aziende che faticano a trovare mano d’opera stabile; meno problemi per quella occasionale per la raccolta di uva e vino, ricorda Coller che evidenzia come Confagricoltura sia impegnata nell’affrontare il problema della sicurezza sul lavoro in agricoltura. Anche il settore floricolo ha sofferto per le condizioni meteo della primavera: per la prima volta in Trentino l’offerta, a causa dello sballo della stagione, ha superato la domanda. Per concludere il settore ittico: produzione buona e il mercato ha dato buone soddisfazioni, precisa Coller.