il caso

Vuol salvare parenti dai talebani ma Strasburgo respinge il ricorso

 Respinta la richiesta di una profuga Hazara residente nel nostro Paese



STRARSBURGO. Vuole salvare i suoi familiari - cinque donne, alcune di queste minorenni, ed un anziano malato - dalla violenza dei talebani e farli arrivare in Italia. Ma la richiesta di una profuga afghana della minoranza sciita degli Hazara residente nel nostro Paese è stata respinta dalla Corte europea dei diritti umani.

La donna chiedeva ai giudici di Strasburgo misure urgenti, che consentissero al nucleo - a suo avviso in grave pericolo di vita - l'ingresso immediato nel territorio italiano, considerato anche che gli Hazara sono storicamente vittime di attacchi e soprusi da parte di talebani e Isis.

A far emergere il caso sono state le avvocatesse Angela Maria Bitonti del foro di Matera e Sonia Sommacal di quello di Belluno, che con l'aiuto dell'associazione per la tutela e la promozione dei diritti fondamentali dell'uomo Adu, hanno inoltrato la domanda ai giudici di Strasburgo.

Le parenti della donna - spiegano le legali - vivono segregate in casa, nel timore di finire nelle mani dei miliziani, che rapiscono le giovani senza marito considerandole bottino di guerra. E il padre, anche se gravemente malato, è costretto a sorvegliare costantemente l'abitazione, in un clima di perenne terrore, con un futuro impossibile da immaginare nel Paese.

Nella sua risposta, la Corte non ha spiegato il motivo del rigetto. Ma i giudici di Strasburgo concedono queste misure raramente e solo quando si conclude che la vita e l'incolumità fisica delle persone sono in grave e imminente pericolo.

Nel ricorso la donna aveva sostenuto che in mancanza d'intervento dell'Italia sarebbe stato violato il suo diritto alla vita familiare. Un diritto, spiegano Bitonti e Sommacal, che "include l'obbligo di proteggere le relazioni familiari e affettive più strette, in maniera efficace non esponendole al rischio che siano recise a causa delle violenze o peggio ancora della morte".

La decisione della Corte di Strasburgo - spiegano le legali - ha di fatto passato la responsabilità di tutelare i diritti di questa famiglia allo Stato Italiano, che "dovrà decidere quali misure prendere eventualmente". 













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