Il “Dolomia”resta integro se paga un milione di euro 

Il condominio in parte abusivo. L’ordinanza di demolizione del Comune di Primiero  San Martino di Castrozza permette una scappatoia: non va compromessa la porzione conforme


Di Raffaele Bonaccorso


Primiero. Sarà la dicitura testuale, “senza pregiudizio della parte eseguita in conformità” – riportata nell’ordinanza del Comune di Primiero San Martino di Castrozza che intima la “riduzione in pristino” delle opere abusive indicate dalla Provincia relativamente al noto “Condominio Dolomia”, da tutti conosciuto come “ex Villa Salomoni” – la chiave che permetterà di non abbattere tutto quanto difforme: il garage per 5 metri e la parte dell’edificio che eccede l’altezza massima prevista del regolamento urbanistico dell’allora Comune di Transacqua, e cioè tutto l’ultimo piano del complesso edilizio.

Novanta giorni

Il termine perentorio è di 90 giorni, ma nell’ordinanza – ed è questo il fulcro dell’ingiunzione comunale – si avverte che “decorso infruttuosamente tale termine, il Comune ordina la demolizione a spese dei responsabili dell’abuso, oppure se esse non contrastino con rilevanti interessi urbanistici e comunque quando la demolizione non può avvenire senza pregiudizio della parte eseguita in conformità, si procederà al pagamento di una sanzione pecuniaria determinata in misura pari al 150 % del valore delle opere abusive”. Le frasi chiave nell’ordinanza, significativamente, sono scritte in neretto e sottolineate. Ecco quindi che, come spesso accade in Italia, si fa sì l’ordinanza di abbattimento, ma c’è sempre la possibilità di un “codicillo” – una postilla – che permette la scappatoia, anche se sicuramente sarà molto onerosa poiché si parla di dover versare una cifra intorno ad 1 milione di euro. A fare questa valutazione sarà l’Agenzia del territorio che dipende dall’Agenzia delle Entrate.

Chi sborsa

Ma chi deve pagare? La legge è chiara: al pagamento della sanzione pecuniaria devono provvedere il titolare della concessione, il costruttore, il committente, il direttore dei lavori e il progettista. In altre parole la Dolmen Costruzioni srl e il progettista ing. Paolo Secco, attuale vicesindaco di Primiero San Martino di Castrozza e cioè i due soggetti che poi si erano opposti prima al Tar di Trento e poi al Consiglio di Stato contro l’ordinanza della Provincia che intimava le demolizioni, perdendo in entrambi procedimenti giudiziari; questi ultimi, però, potrebbero rivalersi sul Comune che rilasciò le concessioni e quindi sull’attuale Comune di Primiero S. Martino di Castrozza.

La vicenda ebbe inizio nel 2004, quando l’allora sindaco Marino Simoni rilasciò la concessione edilizia riguardante il lotto della vecchia Villa Salomoni. Su segnalazione della minoranza, la Provincia accertò diverse difformità di legge, con la conseguente ingiunzione di demolizione di tutto quanto difforme. Il provvedimento venne impugnato davanti al Tar di Trento con due distinti ricorsi, nel 2007, proposti dal progettista ing. Secco contro la Provincia e con “interventum ad adiuvandum” dell’allora Comune di Transacqua e dalla Dolmen Costruzioni. Il Tar nel marzo 2008 respinse i due ricorsi, ritenendo valida l’ingiunzione di demolizione della Provincia, perciò l’ingegner Paolo Secco e la Dolmen ricorsero al Consiglio di Stato che, dopo più di 10 anni, diede ragione al Tar.













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