carzano - il monologo al polifunzionale 

Battaglione bosniaco raccontato da Rottoli

CARZANO . Cento anni e 2 mesi dopo il “sogno di Carzano” fra il 17 e il 18 settembre 1917, Omar Rottoli e Daniele Zanon hanno portato in scena “Il battaglione bosniaco” nel centro polifunzionale del...


di Mattia Frizzera


CARZANO . Cento anni e 2 mesi dopo il “sogno di Carzano” fra il 17 e il 18 settembre 1917, Omar Rottoli e Daniele Zanon hanno portato in scena “Il battaglione bosniaco” nel centro polifunzionale del paese della Bassa Valsugana. “Il battaglione bosniaco” era comandato da Ljudevit Pivko, sloveno arruolato nelle truppe dell'Impero che con il suo “sogno” aprì le porte alla cospirazione: aprire agli italiani le porte della monarchia asburgica e lasciarli passare indisturbati fino a Trento. Dal libro scritto da Zanon e Valerio Curcio per Infinito edizioni è scaturito il monologo di Rottoli, attore dilettante noto nel Nord Italia per aver portato in giro il Vajont di Paolini, Zanon alla fisarmonica e Marianna Donini all'assistenza tecnica.

Dopo le presentazioni del sindaco di Carzano Cesare Castelpietra e di Piera Degan, presidente del Comitato 18 settembre 1917, Rottoli si è avventurato di fronte a cento persone nei fatti che coinvolsero la zona fra Strigno e Carzano in quella notte del 1917. Partendo da Hitler che nel 1939 cercò a Praga i dissidenti austriaci della Prima guerra mondiale fino a quella notte terribile che lasciò sul campo più di 1200 vittime. Pivko e Cesare Pettorelli Lalatta non riuscirono ad arrivare fino in fondo al loro sogno. Cosa sarebbe successo se Luigi Cadorna e Donato Etna, superiori di Lalatta, si fossero fidati? Ci sarebbe il 24 ottobre 1917 la tragedia di Caporetto? Rottoli segue i dettami del teatro civile e porta gli spettatori a vagare sulla cartina dietro a lui fra Pieve Tesino, la caserma di Strigno, i camminamenti fino alla chiesetta di Spera, il Torrente Maso, Carzano. Con uno zaino di 20kg e ordini dati senza troppo costrutto. Con la diserzione che tiene gli spettatori sull'equilibrio nel considerare Pivko nelle sue varie sfaccettature fra eroe e traditore.













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