MORI. Molti sono convinti che quella dei social network sia una sorta di zona franca in cui poter scrivere qualunque cosa senza conseguenze. Non è (o non dovrebbe essere) così e c’è chi per difendere la propria reputazione si muove di conseguenza. È il caso dell’Apsp Cesare Benedetti di Mori, i cui vertici hanno deciso di correre ai ripari dopo essersi imbattuti in osservazioni poco lusinghiere nei confronti dell’ente: «È giunto a conoscenza del Consiglio di amministrazione – si legge in una delibera del Cda – che tramite social media alcune persone hanno diffuso e commentato notizie e informazioni sull’attività dell’Apsp Cesare Benedetti, che sono false e pregiudizievoli per l’immagine dell’ente». Gli amministratori della casa di riposo al riguardo hanno sentito il legale Maurizio Roat di Trento, il quale, vista la documentazione raccolta, ha valutato che la situazione prospettata può avere una rilevanza penale, configurandosi un’ipotesi di reato di calunnia e diffamazione nei confronti dell’ente. Il Cda ha dunque «ritenuto di tutelare gli interessi della struttura nelle sedi giudiziarie opportune, conferendo mandato all’avvocato Maurizio Roat di Trento per la difesa e rappresentanza dell’ente», anche se in questa fase non sarebbe indispensabile il patrocinio legale (per presentare una querela non è necessario un avvocato, come invece sarebbe successivamente in caso di costituzione di parte civile), tant’è che sarà direttamente il presidente Gianmario Gazzi, autorizzato dal Cda, a presentare un esposto alla procura della Repubblica presso il tribunale di Rovereto. Visto l’incarico affidato all’avvocato, il Consiglio dell’Apsp ha già messo in conto una spesa presunta di 1.000 euro oltre a Iva e cassa come anticipo per le spese processuali, somma che trova copertura finanziaria nel conto fondo rischi per controversie legali. (m.cass.)