IL CASO

Uccisione di lupi e orsi, Roma stoppa Trento e Bolzano

Il ministro Costa: «Abbiamo impugnato le leggi, er aun atto dovuto». Esulta il Wwf



TRENTO. Dal giugno scorso, quando le province di Trento e Bolzano hanno fatto la prima apertura alla cattura e uccisione di lupi e orsi, le polemiche non si sono mai placate. Il Consiglio dei ministri, impugnando la legge delle province di Trento e Bolzano, ha raccolto le proteste che si sono susseguite in questi mesi, soprattutto dal fronte animalista, e rivendicato a sé il potere di decidere sulle questioni relative alla fauna selvatica.

«È un atto necessario e dovuto», ha spiegato al termine del Cdm il ministro dell'Ambiente Sergio Costa, perché «l'esercizio delle potestà di deroga ai divieti sulla fauna selvatica sono in capo allo Stato e non possono essere demandate agli enti locali. Abbiamo chiesto alle province di modificare la legge, ma non è stato fatto, quindi non abbiamo avuto scelta».

Ma non si tratta di una chiusura tout-court: «se le leggi di Trento e Bolzano venissero modificate e si avviasse una piena collaborazione», spiega ancora Costa, «sono certo che in maniera integrata e condivisa si potranno attivare tutti quegli strumenti di prevenzione fondamentali per favorire la presenza dei grandi carnivori in natura, senza pesare sulle attività zootecniche tipiche di quei territori».

Il ministro prende ad esempio il Piano Lupo che «comprende ben 22 azioni di gestione della specie e la convivenza con l'Uomo e le sue attività» e che «intendo presto portare in Conferenza Stato Regioni». Sulla stessa linea anche il ministro per i rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro: «interveniamo per porre rimedio ad un vulnus normativo e chiediamo alle Province di essere responsabili, mettendo da parte la propaganda per rendersi disponibili al dialogo costruttivo».

Ora, spiega ancora, «il Governo intende salvaguardare i principi costituzionali e promuovere al tempo stesso un'intesa con gli enti locali per la definizione di una strategia che consenta di gestire in modo corretto la coesistenza tra uomo e specie animali».

Esulta il Wwf, fra gli oppositori della prima ora delle due leggi: questi provvedimenti, dichiara il Wwf in una nota, «rappresentavano un precedente gravissimo. La fauna è un bene indisponibile dello Stato e la gestione delle specie più importanti e minacciate va fatta almeno su base nazionale, avendo una visione complessiva e non localistica della loro conservazione, tanto da essere regolata da Direttive Europee ed internazionali».













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