integrazione

Tutti a tavola con i piatti cucinati dai profughi

Riso basmati e pollo al forno preparati da un gruppo di bengalesi a Isera per superare la diffidenza. La sindaca: «Ci hanno già aiutato per il carnevale»


di Paolo Trentini


ROVERETO. Riso basmati e pollo al forno per superare la diffidenza e abbattere i confini mentali. Nella tarda mattinata di ieri oltre 200 persone hanno partecipato al pranzo organizzato da Sergio Valentini, titolare della locanda Tre Chiavi, per conoscere i 17 profughi bengalesi ospiti di Isera in questo periodo. Alla spicciolata diverse persone si sono ritrovate nel cortile del locale del presidente di Slow Food Trentino. Gente del posto, sì, con la sindaca Enrica Rigotti ma anche persone dai paesi vicini e da Rovereto come il candidato Francesco Valduga. Loro, i rifugiati, muniti di grembiule e cappello, erano in cucina dalla prima mattina dopo aver sperimentato nei giorni scorsi la ricetta. Tutti impegnati a preparare e distribuire il pranzo a partire da Nijan che in Bangladesh era chef nel ristorante di un albergo di lusso, ma a fargli compagnia anche Omar, Rahim, Shunzun, Mirdha, Masud, Alamin e gli altri che cuochi non erano nel loro paese d'origine ma che si sono prestati di buon grado nel cucinare e distribuire a tutti gli abitanti di Isera un ottimo piatto di riso basmati e pollo cucinato con peperoncino le spezie tipiche del sud-est asiatico.

Non mancava in sottofondo la musica bengalese così come un'esibizione canora in lingua asiatica. Un modo per ringraziare chi li ha accolti e allo stesso tempo dimostrare che non tutti i profughi in arrivo in Italia devono per forza essere terroristi o criminali. Sono, anzi erano, operai, manovali, cuochi, uno di loro lavorava in banca, persone normali che sono state costrette a fuggire e ora provano a rimettersi in gioco in Europa, o provare a tornare nel luogo d'origine e riprendere da dove avevano lasciato. «Ci tenevamo molto a questa iniziativa molto originale - ha spiegato la sindaca Enrica Rigotti - gli ospiti, poi, sono stati gentilissimi e hanno aiutato il comitato nel corso del carnevale prestando la loro mano d'opera riordinando ogni cosa al termine della manifestazione. Speriamo che questa giornata possa servire per superare la diffidenza, conoscere i valori insiti in ogni persona e magari instaurare rapporti meno superficiali».

Terminata la giornata, spazzolati ogni chicco di riso e tutti i pezzi di pollo, Njian e compagnia hanno rimesso tutto a posto e sono tornati nelle loro residenze temporanee. Quella di ieri non sarà l'ultima manifestazione, parola della prima cittadina: «Abbiamo già pensato a nuove iniziative per far sì che la convivenza sia la migliore possibile, bisognerà attendere qualche settimana. La scuola elementare, per esempio, sta già organizzando degli incontri per far conoscere agli scolari la storia di questi 17 ragazzi direttamente dalle loro bocche. In primavera coinvolgeremo i 17 giovani nelle feste paesane come a Marano e Lenzima dove potremmo coinvolgerli nell'organizzazione». O magari, visto il successo della prima prova, far assaggiare altri piatti della tradizione bengalese.

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