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Trento, l’ombra dei satanisti sul furto della madonnina

È scomparsa nella notte dall’edicola della scuola dell’infanzia Tambosi. Il presidente Girardi: «Scarso valore economico, temiamo sia stata una setta»


di Luca Marognoli


TRENTO. Mite e ieratico, quasi triste. Generazioni di piccoli trentini, dal dopoguerra fino ad oggi, hanno incrociato quotidianamente lo sguardo malinconico della madonnina della scuola dell’infanzia Tambosi, in via Ferruccio 4. Uno sguardo rivolto anche ai passanti, perché quella statua di gesso era visibile anche dalla strada, seppure restando un po’ in disparte, perché collocata all’interno del cortile di accesso protetto da un cancello.

La madonnina se ne è andata nella notte tra giovedì e venerdì scorso, lasciando spoglia l'edicola che l'aveva ospitata per settant’anni. Dire che non valeva tanto dal punto di vista artistico e storico è una magra consolazione. La madonnina triste valeva perché era lì a vegliare su chi, magari anche di sfuggita, le rivolgeva un saluto, una preghiera. O per chi, non credente, era abituato a passare accanto a quell’espressione misteriosa. E forse ne era stato, anche una volta sola, rapito o attratto.

La “sparizione mariana” è stata scoperta venerdì mattina dal personale scolastico; maestre ed inservienti, che giovedì sera si erano ritrovate per preparare l’inizio dell’anno scolastico, sono certe di averla vista.Proprio l’esiguità del valore venale alimenta timori sul motivo del gesto, odioso, di chi ha rubato la statua. «Ho paura che ci sia dietro qualche setta che utilizza questi oggetti di culto per altri scopi. Forse una setta satanica», dice Antonio Girardi, presidente dell’Associazione Scuola dell’Infanzia Antonio Tambosi e giornalista dell’ufficio stampa del consiglio provinciale. «Lo dico perché ci sono stati altri furti simili nei dintorni di Trento. Quella era una vecchissima statua, portata dopo la guerra quando la scuola aveva riaperto e serviva anche alla parrocchia per le stazioni del rosario. Inoltre la scuola, pur equiparata, è di tradizione cattolica, quindi era un simbolo religioso importante».

La denuncia ai carabinieri sarà sporta oggi dallo stesso Girardi. Che ha formulato anche delle deduzioni sul modus operandi dei ladri: «Visto il peso e le dimensioni della statua, non poteva trattarsi di una sola persona: sono presumibilmente entrati scavalcando il cancello di ingresso situato a est dell’edificio, verso piazza Venezia. Approfittando di questi giorni di scarso passaggio».

La scuola dell’infanzia - ne ripercorre in breve la storia il presidente - «nacque attorno al 1910 (allora si chiamava asilo San Marco) come isola educativa italiana in un quartiere tedesco: non a caso fu intitolata a Tambosi, l’allora podestà, che era di cultura politica irredentista e aveva interceduto presso Vienna per ottenerla. La costruirono le famiglie, poi diventò il primo ospedalino, fra le due guerre, quando ci si ammalava pellagra e di altre gravi patologie che oggi non fanno più paura».

Il personale della scuola non ha perso la speranza di vedere ricomparire la madonnina triste nella sua edicola. Un appello è stato rivolto, a chi avesse informazioni utili, a chiamare l’istituto ai numeri 0461/237392 o 3357421924. Domani intanto la scuola riapre. Senza la sua madonnina.













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