Sotto sequestro la casa del capo Schützen

Ieri si è aperto il processo nei confronti del comandante dei cappelli piumati di Civezzano per le ferite riportate da due persone nell’esplosione di un petardo



TRENTO. Rischia la casa, il capo Schützen di Civezzano Mario Caldonazzi. Ieri è iniziato il processo penale nei suoi confronti. E’ accusato da due persone di averle ferite con i fuochi d’artificio esplosi alla festa dei cappelli piumati. Il suo difensore, l’avvocato Bonifacio Giudiceandrea, ieri, però, ha portato alcuni testimoni che sostengono che non sia stato Caldonazzi ad accendere i fuochi d’artificio, ma altre due persone. Secondo i testi, Caldonazzi, anzi, si sarebbe dato da fare per far allontanare le persone presenti alla festa avvertendole del pericolo. Ma i rischi maggiori per il capo dei cappelli piumati deriva dalla causa che uno dei due feriti, che ha riportato la frattura della caviglia, gli ha intentato tramite l’avvocato Maria a Beccara. L’uomo ha chiesto e ottenuto il sequestro della casa di Caldonazzi a garanzia del credito che dovrebbe maturare all’esito della causa. La richiesta è di circa 200 mila euro.

Doveva essere una festa, si è trasformata in una mezza tragedia. Il raduno del sacro Cuore di Gesù, organizzato dalla Kalisbergschützenkompanie di Civezzano nel giugno del 2010, si era chiuso con l'esplosione di un ordigno in mezzo alla folla. In un primo tempo si temeva fosse addirittura un reperto bellico, poi si è visto che era un fuoco d'artificio. Un ordigno che, invece di partire verso l'alto, andò in orizzontale ed esplose vicino al pubblico ferendo due persone in maniera grave, il consigliere comunale del Patt Fabio Armellini e l'imprenditore Martino Ciola, 32 anni, figlio proprio di un cappello piumato. Caldonazzi è accusato del reato di lesioni gravi perché Ciola lamenta lesioni permanenti che ne avrebbero compromesso le capacità motorie. Secondo la difesa, l'esplosione vicino al pubblico, però, sarebbe stata causata dal cattivo funzionamento dell'ordigno. Per questo, la difesa aveva optato per il rinvio a giudizio. Ieri c’era una folta schiera di testimoni sia dell’accusa che della difesa. Si profila sul punto una lunga battaglia in Tribunale. Di sicuro l'esplosione è stata fragorosa. Il consigliere comunale Armellini venne operato due volte. Una grossa scheggia gli si era conficcata in una coscia. Invece, Ciola venne raggiunto da una scheggia a un piede. Dopo l'incidente lamenta di aver perso capacità motoria. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l'ordigno sarebbe stato fatto esplodere insieme ad altri (probabilmente botti normali) verso la fine della celebrazione, poco dopo le 22, e sarebbe esploso a terra facendo così schizzare alcuni sassi che, come schegge, sono andati a conficcarsi nella caviglia del giovane e nella coscia del consigliere comunale.

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