Se il cane non ci obbedisce, la colpa è solo nostra

Bisogna essere autorevoli senza essere autoritari e farsi rispettare senza urlare La disponibilità del nostro amico quattrozampe va conquistata


di Luca Rauzi


Nell’educazione dei cani, due elementi fondamentali con cui ci dobbiamo confrontare sono la loro disponibilità a esaudire le nostre richieste e la loro attenzione nei nostri confronti. La disponibilità dipende parzialmente da una vocazione caratteriale. La docilità, intesa come la qualità caratteriale che predispone il cane, in modo naturale e senza forzature, a stabilire un rapporto subordinato all’essere umano, è distribuita in misura differente in ogni individuo. Questa qualità è stata ricercata e selezionata in quelle razze destinate a svolgere mansioni di stretta collaborazione attiva, ad esempio i pastori conduttori, mentre non è stata particolarmente ricercata nelle razze destinate a funzioni piu´autonome, come i pastori custodi.

Sarà perciò normale riscontrare un atteggiamento di disponibilità collaborativa in un Border Collie e non ritrovarla in un Pastore del Caucaso. Detto questo, soprattutto quando la disponibilità non è gratuita, deve essere conquistata principalmente attraverso la credibilità del nostro ruolo “genitoriale”. Una figura serena e sicura, capace di ascoltare, ma in grado di prendere decisioni, che può accondiscendere, ma anche negare, che non “litiga” mai con il cane, ma non è facilmente condizionabile, risulta essere solitamente la migliore soluzione per ottenere da ogni cane un certo grado di disponibilità a darci delle risposte corrette.

Anche per ciò che riguarda la stimolazione e la gestione dell`attenzione dei cani, incontriamo individualmente differenti livelli di difficoltà.

È un problema diffuso quello di non riuscire a ottenere l’attenzione da parte del cane in qualsiasi contesto e in qualsiasi momento ne dovessimo avere bisogno o desiderio.

Questo è un problema che dipende in parte dalla costruzione e dall’uso di un linguaggio non sempre chiaro e spesso in esubero. Affinchè la nostra voce possa essere uno stimolo sempre sufficiente a richiamare subito l’attenzione del cane verso di noi, è bene che questa esperienza sia per il cane un evento più straordinario che ordinario, con un significato e una motivazione riconoscibili e comprensibili da lui. Considerando che una parte cospicua della comunicazione tra noi e i cani è di tipo non verbale, dovremmo imparare a sfruttare meglio il silenzio e il linguaggio gestuale, lasciando al linguaggio vocale quel carattere di straordinarieta´che permette più facilmente di rendere le nostre parole degne di considerazione immediata da parte dei cani.













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