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Salta la «settimana corta» a scuola

Rossi: «Abbiamo deciso di rinviare la valutazione, abbiamo già altri obiettivi ambiziosi e non possiamo stressare il settore»



TRENTO. Doveva essere una svolta per la scuola trentina e per le famiglie degli studenti. Il presidente della Provincia Ugo Rossi lo aveva annunciato in conferenza stampa nello scorso gennaio. Aveva detto che erano partite le verifiche per portare la settimana corta in tutta la scuola trentina a partire dal settembre 2016. Sarebbe stata una vera e propria rivoluzione copernicana. A Bolzano ci avevano già provato, ma sono stati sommersi dai ricorsi al Tar.

A Trento si è pensato alla settimana corta, ovvero a scuola fino al venerdì, ma con rientri pomeridiani, per ogni grado di scuola. Attualmente la settimana corta è applicata in molte scuole elementari e anche in molte scuole medie, ma non alle superiori.

La giunta provinciale aveva pensato di estendere i cinque giorni su tutte le scuole. C’erano, e ci sono, problemi di ordine pratico, come le mense e il trasporto. Ma non sono stati quelli a frenare.

Il presidente Rossi ieri, sempre al termine della seduta della giunta provinciale, ha annunciato che a settembre 2016 non partirà la settimana corta a scuola, ma ha anche specificato che, comunque, una decisione sul punto verrà presa entro la fine della legislatura, ovvero il 2018.

La ragione è semplice: non si vuole stressare troppo il sistema scuola in un momento in cui le novità sono già molte: «La scuola su 5 giorni non ci sarà nell’anno scolastico 2016/1017. Siamo molto impegnati su due fronti, quello dell’insegnamento in lingua straniera e il rapporto scuola-lavoro. La struttura è impegnata a seguire i concorsi e in tutti i passaggi necessari per la realizzazione di questi due obiettivi.

La settimana corta avrebbe moltissimi vantaggi, ma anche molti punti di criticità. Due sono di facile intuizione ovvero le mense e il servizio di trasporto. Ci sono anche aspetti di carattere didattico di valutare. Per questo abbiamo deciso di valutare questa opportunità più avanti. Comunque, una decisione sarà presa entro la fine della legislatura», ha detto Rossi.

Insomma, non è il caso di mettere troppa carne al fuoco. Quando già ci sono molte questioni aperte, non è il caso di aprire un altro fronte. Gli insegnanti sono scesi sul piede di guerra contro la decisione di assumere per concorso senza prendere in considerazione i precari che hanno già maturato molta esperienza sul campo. Molte altre polemiche ha suscitato la scelta di una scuola trilingue.

Qualcuno è sceso addirittura in piazza contro quella che Rossi considera come una scelta strategica per il futuro del Trentino. Il trilinguismo è stato contestato da più parti, anche se molti a livello nazionale lo vedono come un forte elemento di innovazione. La giunta provinciale, così, ha deciso di non aprire un altro fronte che avrebbe potuto riscaldare ulteriormente i rapporti con gli insegnanti.

Non è un mistero, infatti, che la settimana corta non piaccia molto in genere al corpo docente, costretto a comprimere su cinque giorni l’orario di lavoro. Come dimostrato dalle forti resistenze in Alto Adige, anche molte famiglie potrebbero non essere d’accordo.

Rossi, così, ha deciso di soprassedere, anche se ha promesso una decisione entro la fine della legislatura. Il presidente ha anche spiegato che non c’è nessuna marcia indietro perché una decisione definitiva non era stata ancora presa. Però l’annuncio della verifica era stato dato con grande enfasi.

In effetti, la scuola su cinque giorni a settimana è molto diffusa in tutti i paesi più avanzati, soprattutto nel nord Europa, e permette anche alle famiglie di avere week-end liberi. Sarebbe un nuovo modo di vivere la scuola, ma forse il Trentino non è ancora pronto.













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