Rossi fa autocritica: «Ho fatto degli errori ma non vado a destra» 

Riunione fiume ieri sera tra maggioranza e governatore Boato lo attacca ma nel Patt si lavora anche al piano B


di Gianpaolo Tessari


TRENTO. Quasi tre ore. Riunione fiume ieri sera tra la maggioranza di centrosinistra ed il governatore. Confronto durante il quale Ugo Rossi ha fatto autocritica: «Ho commesso qualche errore, mi sono dedicato troppo all’amministrazione, rinunciando a fare politica» ha ammesso. Difficile dire se alla fine della maratona Rossi sia uscito più forte o più debole di prima, parlando in ottica di una sua riproposizione a candidato presidente ad ottobre. Solo il verde Marco Boato, con la libertà che compete agli uomini più esperti, ha tagliato corto: «Rossi per noi non potrà essere il prossimo candidato alla presidenza, se qui abbiamo perso il 4 marzo è stata colpa sua» ha tagliato corto, in sintesi.

Ma riavvolgiamo il nastro dall’inizio. Per motivi legati ad una maggiore riservatezza la riunione è stata spostata dalla sala Rosa in Regione (che ha porte di vetro, letteralmente) alla sede del Patt. Rossi dunque ha scelto di giocare in casa, seduto tra Degodenz e Baratter, al cospetto di un maxi poster con la sua faccia sorridente, cimelio della campagna elettorale di cinque anni orsono.

Bisogna dire subito che Upt e Pd (e le altre forze della coalzione) in attesa del restyling di nome e forma hanno deciso di qualificarsi come “area responsabile” da contrapporre ai “populisti”, individuati in Lega e dintorni. Il segretario del Pd Giuliano Muzio si sapeva avrebbe chiesto tempo. Per se stesso appena arrivato al timone del partito ma anche per il Pd. Quanto? 60 giorni, due mesi, giugno appunto. Troppo, Rossi e il Patt hanno fatto capire di non voler/poter aspettare. Ma ieri sera c’è chi giurava che il Pd, o per lo meno una buona fetta di esso, abbia di fatto già deciso che non potrà essere Rossi a candidarsi presidente dell’ “area responsabile”. Tra i partiti maggiori una sorta di autocritica sul fatto che si sarebbe potuto fare più politica, l’osservazione fatta da Rossi, è stata condivisa anche dall’Upt. Il governatore ha detto anche di «non aver mai pensato di andare con il centrodestra», prima di ascoltare che i segretari dei partiti si vedranno già nei prossimi giorni per mettere a punto una prima bozza di piattaforma programmatica.

Ma a margine della riunione è rimbalzato anche un ragionamento che proverebbe come il Patt, non stia comunque a guardare con le mani in mano.

In questo momento in cui il nome del presidente Rossi vive forse il momento di minor popolarità nel centrosinistra dal giorno della sua nomina, nel Patt si discute anche di un possibile clamoroso passo di lato del governatore. A favore dell’unica persona da cui potrebbe accettare di essere scavalcato, ovvero il fedelissimo assessore Carlo Daldoss. Già, il famoso piano B di cui si vocifera da tempo potrebbe andare anche aldilà di una pura lista Daldoss a favore di Rossi presidente, arrivando sino ad una candidatura in prima persona, da presidente, proprio dell’assessore.

Ma per quale schieramento? La prima ipotesi è quella che il passo di lato di Rossi possa rinsaldare un centrosinistra comunque alla ricerca (se davvero non ci si dovesse ricompattare sull’attuale leader) di un candidato presidente da contrapporre a Maurizio Fugatti e al centrodestra. L’Upt è da mesi in pressing sul sindaco di Rovereto Francesco Valduga ma il partito mal sopporta la melina del roveretano che, non solo non scopre per ora le proprie carte, ma che potrebbe anche non lasciare ad ottobre la guida della città della Quercia. A quel punto Daldoss potrebbe essere per Pd ed Upt un nome che garantirebbe ancora la presenza del Patt alla coalizione. Se i due partiti dovessero rispondere picche alle proposte degli autonomisti, Rossi e Daldoss tornerebbero all’ipotesi di una corsa sganciata dai due poli, aprendo però scenari di grande incertezza (per usare un eufemismo) sulla riuscita elettorale dell’attuale maggioranza provinciale. Su tutto aleggia ora più che mai la situazione nazionale con equilibri non facili da trovare per la formazione del governo. E che avranno riflessi anche qui, senza contare che per altri c’è già da mettere in conto la verifica politica del 10 giugno, alle amministrative. Quella che aspetterebbe anche il Pd trentino.













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