Profughi in Trentino, l'Atas offre 125 posti

E intanto la Provincia formalizza l'accordo fra Regioni firmato a Roma


Robert Tosin


TRENTO. In attesa che Roma si decida, il Trentino si organizza per farsi trovare preparato non appena i primi profughi metteranno piede in provincia. Proprio ieri la giunta provinciale ha fatto gli ultimi passi formali, e cioè in buona sostanza "recepire" le direttive nazionale e vidimare l'accordo fra Stato e Regioni. E intanto l'Atas mette a disposizione 125 posti letto. A questo punto il problema alloggi, se mai c'è stato, diventa davvero superato. Già la Provincia aveva individuato la possibile collocazione di un buon numero di profughi. Ora anche l'Atas - il cui scopo è appunto quello dell'accoglienza degli stranieri e il loro accompagnamento nell'integrazione - ha offerto 20 alloggi, per un totale potenziale di 125 posti letto. Complessivamente l'Atas gestisce 60 appartamenti per un totale di 350 posti. «I numeri - ha detto ieri Dellai - sono quelli già confermati, ma al momento stiamo parlando di 2500 profughi presenti su tutto il territorio nazionale. Quindi per quanto ci compete il numero sarà di poche decine di profughi». La situazione è ampiamente gestibile, dunque, ma non per questo va sottovalutata. Per questo ieri la giunta provinciale ha approvato alcuni passaggi burocratici che definiscono meglio la struttura organizzativa capace di affrontare questo compito. Sono stati confermati i due tavoli di lavoro, quello politico e quello tecnico, e il tutto è stato incardinato sulla protezione civile diretta da Raffaele De Col. Confermato anche il campo di Marco come primo punto di riferimento dove ospitare i profughi fino a quando non sarà decisa la collocazione migliore sul territorio provinciale. Gli stessi alloggi dell'Atas sono distribuiti in tutto il Trentino. Ma se, appunto, gli alloggi sembrano ormai il problema minore, l'aspetto più delicato riguarda l'accoglienza e l'assistenza nel difficile percorso dell'integrazione. I profughi, infatti, devono essere accompagnati in alcuni servizi essenziali che li rendano poi autonomi dal lavoro alla scuola, oltre ad un appoggio giuridico per definire meglio il loro status. La risoluzione firmata ieri dalla giunta è servita come momento tecnico e formale per recepire l'accordo varato a Roma e avviare le procedure ufficiali.

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