Piove, la maxi tombola si fa in chiesa
L’iniziativa di Mori Vecio ha creato qualche malumore. Gli organizzatori si difendono: «Non era uno spettacolo di cabaret»
MORI. Al posto dei vari “ascoltaci o Signore”, “il corpo di Cristo” e “Amen”, l’altra sera nella chiesa di Mori Vecchio sono risuonati gli “ambo”, “terno”, “quaterna” e così via. Il luogo di culto è stato infatti adoperato per ospitare la tombola (che in teoria si sarebbe dovuta svolgere in piazza, a pochissima distanza) della tradizionale sagra della frazione, dopo che un temporale aveva reso impraticabile lo svolgimento all’aperto.
C’è chi - non tra i partecipanti, che si sono accomodati ordinatamente, ma ad esempio su Facebook - ha storto il naso per questa scelta che ha portato il profano (anche fisicamente, con il tabellone con i novanta numeri ai piedi dell’altare) in mezzo al sacro, con i “fedeli” ad ascoltare tra i banchi non la messa, ma l’estrazione del bingo.
Qual è il prossimo passo - è stato chiesto tra il serio e il faceto - le slot machine e i gratta e vinci? I balletti? Non si poteva fare altrove, la tombola? Oppure ogni volta che piove ci si può spostare in chiesa? Altri, invece, hanno parlato di chiesa aperta a tutti e per tutto e di sconcerto immotivato o comunque da relativizzare, visto che una volta si rimaneva sconcertati quando una donna andava alla comunione senza velo.
«Abbiamo fatto la tombola lì - spiega Francesco Moscatelli presidente di Arca, associazione organizzatrice della sagra di Mori Vecio dal 1990 - perché quando era appena iniziata è venuto da piovere e, visto che c’era anche gente di una certa età, era molto difficile spostarsi nell’auditorium cittadino, per cui, raccomandando a tutti le dovute maniere, siamo entrati in chiesa. Era appena finita la messa, il prete era già andato via e così, dopo esserci scambiati uno sguardo con chi aveva la custodia, siamo andati dentro».
E le critiche? «Non è stato fatto nulla di grave, non abbiamo fatto uno spettacolo di cabaret con battute o di magia, il tutto in una sagra dedicata a Maria Assunta (che peraltro è andata bene, con una media di 200 persone a serata sulle due settimane). Inoltre stiamo parlando dell’unica chiesa in Trentino ristrutturata con la manodopera completa dei residenti, con una trentina di persone che si erano prese due settimane di ferie per farli, quindi la comunità sente come proprio il luogo sacro e l’associazione Arca non si è mai tirata indietro quando c’era da contribuire alle piccole spese della chiesa.
Ricapitolando, come comunità sentiamo nostra la chiesa e ci siamo entrati non con arroganza, ma con la consapevolezza del luogo in cui stavano andando e dell’attività che avremmo svolto durante la serata: di certo non avremmo portato dentro gli spettacoli di Loredana Cont, di Mario Cagol o quello di magia che c’erano stati nelle sere precedenti. Per cui - conclude Moscatelli, che è pure vicepresidente della Cantina Mori Colli Zugna e referente della lista Patto Civico per Mori-Upt - credo che le polemiche non siano giustificate».