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Oltre duecento esuberi tra i bancari trentini

Più della metà sono dipendenti delle Rurali che andranno in prepensionamento a partire dalle prossime settimane. Tremano gli addetti della Popolare di Vicenza



TRENTO. Tra la crisi e i comportamenti a dir poco disinvolti le banche stanno vivendo tempi grami. E anche chi in banca ci lavora deve fare i conti una parola che un tempo era sconosciuta per i dipendenti degli istituti di credito: esuberi. Il sistema bancario trentino non fa eccezione. Da una parte il sistema del credito cooperativo va incontro a un progetto di fusione che dovrebbe ridurre a 13 le casse rurali sul territorio, dall’altra il sistema che si riconosce nell’Abi, ovvero le normali banche commerciali, che deve far fronte ai vari piani di riduzione del personale a livello nazionale.

Il risultato è che in Trentino ci sono almeno duecento esuberi tra i bancari su un totale di circa 4300 addetti. Si tratta, lo diciamo subito, di uscite morbide dal mondo del lavoro, grazie alla possibilità di prepensionamenti permessi dal Fondo di sostegno per i bancari. Sono pochi quelli che tremano, ma ci sono. Anche in Trentino. Si tratta dei dipendenti della Banca Popolare di Vicenza che, dopo il ciclone che ha investito l’istituto, rischiano. A livello nazionale la banca vicentina ha 5.500 dipendenti e da più parti si ipotizzano circa 1300 esuberi.

Questo vuol dire che un dipendente su quattro a livello nazionale potrebbe perdere il lavoro. Considerando che in Trentino ci sono due filiali, una a Trento e una a Rovereto, anche qui c’è chi trema. Visti i numeri, per loro sembra difficile ricorrere ai prepensionamenti, sia per mancanza di soldi del Fondo che per mancanza di requisiti. Infatti meno di 500 dipendenti della Popolare hanno meno di 5 anni al pensionamento, requisito essenziale per accedere al beneficio. Gli altri non si sa che fine faranno. I sindacati hanno già minacciato proteste di piazza contro licenziamenti collettivi. Quindi la situazione è molto calda.

Va meglio ai dipendenti delle Casse Rurali. Domenico Mazzucchi del sindacato autonomo dei bancari Fabi spiega che, comunque, i tempi sono molto stretti. A influire sul numero degli esuberi sarà innanzitutto la mancata adesione, o meno, del sistema di credito cooperativo trentino al gruppo nazionale. Se Cassa Centrale deciderà definitivamente di andare per conto suo con tutte le rurali oppure no.

A prescindere a questo, però, il processo di fusioni creerà in tempi molto stretti, come spiega Mazzucchi, oltre 100 esuberi. Tra questi, circa trenta sono legati alla fusione tra Trento e Aldeno, gli altri sono sparsi in tutta la Provincia. Il movimento cooperativo ha scelto la strada morbida. Entro la fine dell’anno gli «esuberi», quindi, andranno in prepensionamento grazie al Fondo di sostegno nazionale, ma anche grazie a uno strumento innovativo che è stato messo a punto di recente e partirà nelle prossime settimane.

Si tratta del Fondo per l’occupazione, uno strumento bilaterale, alimentato da datori di lavoro e lavoratori, che ha lo scopo di sostenere il ricambio generazionale, la formazione professionale e le assunzioni a tempo indeterminato. Ma come spiega Paolo Vita, segretario Fabi, anche nel mondo Abi ci sono piani di profonda ristrutturazione. Unicredit ha appena chiuso un piano con 3300 esuberi, in Trentino erano circa 20. Volksbank ha dichiarato 25 esuberi, Sparkasse l’anno scorso ha chiuso un piano con 160 esuberi.













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