barcellona

«Noi, in fuga tra le grida e il panico»

Il racconto di cinque ragazzi roveretani scampati all’attentato: attardati per comperare un paio di occhiali che ci avevano rubato


di Giancarlo Rudari


ROVERETO. «Avevamo maledetto quel furto il giorno in cui siamo arrivati in Spagna, ma visto quello che è successo a Barcellona, per un paio di occhiali forse ci siamo salvati la vita...». Lorenzo Munari, rovertano di 24 anni, racconta da Lloret de Mar la drammatica esperienza vissuta giovedì pomeriggio nella città catalana «con la gente che fuggiva terrorizzata tra il panico generale». Assieme a lui ci sono altri quattro ragazzi, tutti di 23 anni, roveretani e lagarini che avevano deciso di trascorrere qualche giorno di vacanza in Spagna. Ma dopo l’attentato a Barcellona hanno deciso di rientrare in anticipo: «Abbiamo perso tutta la voglia di scherzare e di divertirci... Il clima è pesante e la tensione è ancora molto alta». Con Lorenzo Munari alla volta della penisola iberica sono partiti Francesco Caselli, Gabriele Raffaelli, Andrea Aste ed Egon Revelant. «Dopo 12-13 ore di viaggio appena arrivati a Lloret de Mar ci siamo buttati in mare per un bagno ristoratore. Saremo rimasti in acqua meno di cinque minuti, ma quando siamo tornati in spiaggia erano spariti tre I-phone, uno smart phone, il portafoglio di un nostro amico e un paio di occhiali da sole. La vacanza - racconta il giovane roveretano - non era iniziata nel modo migliore, ma tant’è... ormai eravamo lì e volevamo divertirci lo stesso...»

Giovedì pomeriggio decidono di andare a visitare Barcellona. Arrivano in centro, parcheggiano la macchina e prendono le biciclette a noleggio. «Dopo aver fatto un giretto ci siamo diretti alla Rambla, ma non appena arrivati abbiamo visto moltissima gente correre disperata e venirci incontro urlando per invitarci a fuggire. Nei loro occhi abbiamo visto il terrore mentre tutt’attorno si udivano le sirene delle ambulanze. Un’esperienza terribile che ci porteremo dentro per tutta la vita... » afferma Munari. I cinque amici a quel punto di corsa si sono diretti alla loro auto che si trovava vicina alla zona dell’attentato e con non poca difficoltà sono riusciti a rientrare a Lloret de Mar. «Era tutto un casino, non si capiva più niente, la gente che scappava, le serrande dei negozi che si chiudevano: era il panico totale. Eppoi a noi era rimasto soltanto un cellulare con il quale chiamare casa per dire che stavamo bene». La loro salvezza, racconta Lorenzo, forse è dovuta proprio a quel furto di occhiali. «Ci eravamo attardati perché il nostro amico doveva comperare un paio di occhiali: questione di un paio di minuti e magari ci saremmo trovati proprio lì nel momento dell’attentato. Possiamo dire che ci è andata bene, ma ora vogliamo rientrare. Non c’è più lo spirito giusto per fare una vacanza qui...»

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