Nel carico di porfido nascosti 200 chili di coca

La droga sequestrata in Spagna all’interno di un container inviato da una società della Patagonia argentina che fa capo a imprenditori trentini


di Ubaldo Cordellini


TRENTO. Quando hanno aperto il container, gli uomini della polizia doganale spagnola hanno trovato la sorpresina. Anzi, la sorpresona. Nascosti tra il porfido c’erano 200 chili di cocaina purissima. Polvere bianca che proveniva dal Sudamerica. Per la precisione da Puerto Madryn, una città della provincia di Chubut, nella Patagonia argentina. Una città molto conosciuta anche in Trentino, dal momento che molti imprenditori nostrani del settore del porfido hanno installato delle attività proprio in quelle zone. E il mittente del carico che nascondeva i 200 chili di cocaina è proprio una società che fa capo anche a imprenditori trentini del porfido. Imprenditori che in questi giorni stanno tremando. La notizia si è diffusa in Argentina a livello nazionale e adesso anche tra gli imprenditori trentini del porfido. L’hanno chiamata Operacion Piedras Blancas, con chiaro riferimento al porfido che da rosso grazie alla cocaina sarebbe diventato bianco. Così l’ex oro rosso anche in tempi di crisi nera avrebbe continuato a portare ricchezza, ma solo perché usato come scusa per il traffico internazionale di cocaina. La stampa argentina sta dando molto risalto alla notizia. Negli articoli dei giornali della provincia di Chuput, ma anche sulla stampa nazionale, si legge che gli investigatori stanno cercando una delle titolari della società. Si tratta di una donna di origine trentina socia in affari degli imprenditori trentini.

Secondo quanto ricostruito dalla polizia argentina il carico, del valore di circa 20 milioni di euro al dettaglio, faceva parte di un traffico molto prospero organizzato già da 5 anni da alcuni emissari colombiani con la complicità dei titolari della società del porfido. Secondo la polizia argentina, sono almeno 600 i chili di cocaina che sono giunti in Europa attraverso questo canale, nascosti tra il porfido. Secondo quanto ipotizzato dagli investigatori tutto partirebbe da uno studio legale e commerciale di Trelew, altra città della Patagonia argentina. Sarebbe stato proprio questo studio a trovare, su incarico di alcuni uomini d’affari colombiani, una società che esportava in Europa e in Italia notevoli quantità di merce. La notizia si è diffusa anche in Trentino, nell’ambiente degli imprenditori del porfido che conoscono bene i protagonisti. Dell’indagine si occupa la Division Delitos Complejos della polizia federale argentina con la collaborazione della polizia doganale. Secondo la stampa argentina, le indagini portano alla società in questione. Proprio a Puerto Madryn venivano confezionati carichi che poi raggiungevano l’Europa. Alcuni di questi arrivavano in Spagna e altri in Italia. Quello che si sa con certezza è che il carico di porfido condito con la cocaina è stato intercettato in un porto della penisola iberica. La polizia ha già fatto visita allo studio legale commerciale di Trelew e ha acquisito una poderosa documentazione su tutti i carichi movimentati dalla società. Si vuol capire se i titolari dell’impresa potessero essere a conoscenza del traffico oppure se sono solo delle vittime della situazione. Per questo motivo gli investigatori cercano la rappresentante legale della società, una donna che al momento non è stata ancora rintracciata. Gli investigatori cercano di capire le dimensioni del traffico. Si cerca di capire se ci sono state altre spedizioni e dove sono giunti i carichi di cocaina. Le indagini vanno avanti a pieno ritmo e non è escluso che vengano coinvolti anche gli investigatori italiani, dal momento che la società che ha spedito il carico intercettato fa capo anche a imprenditori trentini. Si vuol capire se i container pieni di porfido siano stati infarciti di cocaina solo dopo essere partiti dalla società di Puerto Madryn oppure se qualcuno sapeva.













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