Chiesa

Max e Daniel, diaconi e futuri sacerdoti col profilo Facebook

Detassis e Romagnuolo sono stati ordinati dal vescovo. Scelta in bilico fra determinazione e follia: «Non molleremo»


di Danilo Fenner


TRENTO. I futuri sacerdoti hanno un profilo Facebook. Ce l'ha ad esempio Daniel Romagnuolo, che domenica 22 novembre assieme a Massimiliano Detassis è stato ordinato diacono dalle mani dell'Arcivescovo Luigi Bressan, in un Duomo di Trento strapieno di fedeli. Come «foto del profilo» una istantanea – debitamente «montata»con il tricolore francese in onore alle vittime delle stragi – che ritrae Daniel al mare, come tanti giovani della sua età. Sullo sfondo del suo profilo ha però scelto un sentiero di montagna. E infatti quando gli chiediamo, al termine della cerimonia, quale futuro immagina davanti a sé, ci risponde con la stessa immagine: «Un percorso come ce ne sono tanti sulle nostre montagne. Un sentiero che a tratti sarà faticoso, ma a volte anche in discesa. So bene che la nostra scelta non sarà facile: ma personalmente se sono qui è perché ho sentito una chiamata e le difficoltà non mi spaventano».

Una chiamata che Daniel – 27 anni di Levico – ha sentito all'improvviso, dopo che si era diplomato al liceo sociale di Pergine e aveva già svolto due anni di servizio militare. «Mi sono trovato in un brutto periodo della mia vita. Quella chiamata è stata una luce improvvisa». Come l'hanno presa amici, parenti? Daniel sorride, adesso. Ma si capisce che c'è stato del travaglio. «C'è chi non l'ha presa bene all'inizio. È stato un percorso faticoso per tutti, per me e la mia famiglia. Ora però c'è piena condivisione».

Più lungamente meditata la scelta del trentenne di Trento Massimiliano Detassis (o Max, come per tutta la cerimonia ha continuato a chiamarlo l'arcivescovo). Dagli studi agrari alla professione di giardiniere («in linea con lo spirito dell'enciclica papale Laudato sii», scherza): con alle spalle però una decisione già presa da tempo. «Quando sono entrato in Seminario, a 25 anni, avevo già deciso da anni». Ha l'aria divertita, scanzonata. Gli chiediamo se ha idea di quello che lo aspetterà, da giugno prossimo quando con Daniel sarà ordinato sacerdote. Il sorriso non fa una piega: «La difficoltà non è in cima ai miei pensieri. Penso al cammino che mi aspetta a fianco del Signore». Ma ci vuole più follia o più determinazione, oggi, per decidere di mollare tutto e fare il prete? La domanda lo fa ridere: «Entrambe, di sicuro. Ma non molleremo tutto. Avremo sempre il sostegno degli amici e della famiglia».

Un sostegno che non è stato fatto mancare ai due: erano davvero tanti i ragazzi, i parenti, i compagni di tanti percorsi avviati nelle parrocchie, che hanno voluto stringersi attorno a Max e Daniel, tanto che lo stesso sindaco di Trento Alessandro Andreatta si è dovuto rassegnare a mettersi in fila per complimentarsi con i due nuovi diaconi. In molti sono arrivati anche dalle valli, come gli amici di Massimiliano giunti dal decanato di Cavalese in rappresentanza dell'unità pastorale Santa Maria in cammino. Due nuovi diaconi, dunque: appena due, verrebbe da aggiungere. Un po' pochini su 453 parrocchie, specie se si pensa che si è passati negli ultimi 60 anni da 1717 sacerdoti del 1950 ai 587 di fine 2014. Ma l'Arcivescovo non sembra lagnarsene più di tanto: «Siamo in linea con la tendenza degli ultimi quarant'anni» commenta, allargando le braccia. «È dal 1970 che ordiniamo in media due nuovi sacerdoti all'anno».

Quello dell'ordinazione era un monsignor Bressan particolarmente felice. D'altra parte, è stata festa grande per tutta la chiesa trentina, nella solennità di Cristo Re, culminata nell'ordinazione dei nuovi diaconi e scandita dalle iniziative per celebrare l'annuale Giornata diocesana del Seminario. Così alla fine nella sua omelia l'arcivescovo ha ringraziato con particolare calore Max e Daniel per la loro scelta, indicando nelle parole del Papa la strada da seguire: stare con gli altri, mettersi al servizio della comunità, non solo della Chiesa. «Non temete di affrontare la polvere delle strade». Chissà se aveva in mente, monsignor Bressan, quel sentiero di polvere bianca che Daniel Romagnuolo ha scelto come immagine per raffigurare il proprio futuro.













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