Maestri, il giorno tanto atteso: addio al precariato dopo 20 anni 

Scuola. Al palazzo dell’Istruzione sono iniziate le immissioni ruolo. Ieri il turno degli insegnanti delle elementari:  per loro la cattedra fissa. C’è chi esulta e chi scatta foto ricordo. In tutto i nuovi assunti alla primaria sono 143


Jacopo Strapparava


Trento. Sono tutti maestri e maestre, ma sembrano una classe indisciplinata. Brigano, chiacchierano, si scattano foto. E la professoressa, pardon, la funzionaria della Provincia, inflessibile, li richiama subito all'ordine: «Per favore, silenzio!».

È iniziata l'altro ieri (e andrà avanti fino a lunedì prossimo), una settimana cruciale per gli insegnanti precari del Trentino. Tra l’8 e il 15 luglio vengono assegnati 418 ambitissimi contratti a tempo determinato: 127 alle superiori, 132 alle medie, 159 alle elementari. La convocazione è avvenuta online. Ma per assegnare un lavoro non c’è digitale che tenga tutti gli iscritti nelle varie graduatorie vengono convocati in una sala del palazzo dell'istruzione di via Gilli, un casermone anni 70 a Trento nord, proprio dietro il Bren Center.

Ieri toccava ai maestri delle elementari. «Ne faranno 143, almeno 85 questa mattina, gli altri nel pomeriggio... staran qua fino alle sei della sera» sospira il portiere del palazzo, mostrando il salone grigio e un po’ anonimo dove li hanno messi. E loro, i diretti interessati, forse perché è una vita che attendono quel pezzo di carta, forse perché terrorizzati di finire in qualche valle chissà dove, non aspettano di certo in silenzio e seduti composti.

C’è gente d’ogni tipo, d’ogni provenienza, d’ogni età. Ci sono i sostenitori, venuti qui a sostenere i loro amici con un vero e proprio tifo, con tanto di foto e applausi. C'è chi si è portato dietro tutta la famiglia, figli compresi, e infatti, in un angolo, ecco spuntare tre bimbe che giocano a carte (avranno una decina di anni a testa). Qualcuno, rassegnato, si dà alla lettura per ingannare l'attesa - notato anche uno Stephen King da 700 e passa pagine.

Ma i più non leggono né si distraggono: anzi, sono attentissimi, e stanno chini su un foglio. I primi in graduatoria infatti, quando vengono chiamati, possono scegliere la scuola in cui vogliono finire. E quando un precario viene chiamato e sceglie la scuola, la commissione giudicante la scandisce a voce alta - «Tal dei tali andrà a Trento 6» - e tutti si preoccupano di cancellarla da un elenco (il «Quadro delle disponibilità»). Sicché, a un profano, l'intera faccenda ricorda parecchio un grosso torneo di tombola.

«Vi prego di moderare il tono della voce!» dicono di nuovo dal palco (e due).

Ma i maestri precari, zitti, non ci vogliono stare. «Ho iniziato in un asilo nido mentre ero studente nel 1998» dice Francesco Rossi, 43 anni, di Giovo: «Poi sono passato alle elementari, ma ho cambiato scuola ogni due o tre anni, ed è difficile portare avanti una classe così». Poi c’è Nadia Frizzi, 39 anni, di Arco: «Finché si è giovani, cambiare apre la mente, ma dopo una certa età destabilizza». Margherita Baschera, 41 anni, sbuffa: «Le mie amiche toscane sono entrate in ruolo dopo due anni, io dopo 13». E se Linda Corradini, 37 anni, di Bleggio Superiore, la prende con filosofia, «Io sono contenta. Alla mia età, oggi come oggi, un posto fisso non è male», c’è anche qualcuno che mugugna inviperito: «Non è giusto privilegiare chi ha più titoli ma meno anni di insegnamento». E si sente anche dire: «Nella scuola c’è troppa politica, è scandaloso come funziona il sistema qui in Trentino!». Ecco, ma come funziona esattamente il sistema? «Guarda, non l'abbiamo capito neanche noi!». A mettere, in parte, un po' di chiarezza è Roberto Giancotti, scrupoloso sostituto direttore dell'ufficio concorso e assunzioni, qui per coordinare le operazioni: «La scuola è il settore più complesso che abbia visto da quando lavoro in Provincia. Anche perché il lavoro ti determina la vita. Seguiamo la legge provinciale e reclutiamo il 50% dei maestri dalla “graduatoria titoli”, un 25% dalla “graduatoria provinciale” e un altro 25% dalla “graduatoria straordinaria”. Necessariamente, qualcuno viene scontentato».

«La voce!» grida ancora la funzionaria, ormai esausta.

Ma i più fortunati, appena ottenuto il posto, non la ascoltano neanche più. Escono dal palazzo, si mettono in posa sui gradini in cemento fuori dall'ingresso. E scattano una foto ricordo, con il loro contratto nuovo appena firmato: «Erano vent'anni che lo aspettavo».















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