Lavis, sul campanile riaffiorano i colori dell’orologio del’600
Scoperto durante i restauri della chiesa di Sant’Udalrico, è stato protetto per secoli dal quadrante costruito nell’800
LAVIS. Il quadrante del campanile della chiesa Sant’Udalrico non è più quello che la gente di Lavis era abituata a vedere. E' stato sostituito, ma il nuovo orologio, in realtà, è l'esemplare più ... vecchio. Infatti, sulla torre campanaria si può ammirare l'orologio risalente alla metà del ’600, venuto alla luce nei lavori di restauro in corso. Si tratta di un'opera di pregio, mantenutasi intatta nei secoli e che mai è stata ritoccata. Una volta riaffiorata, si è deciso di recuperarla e ora rende più bello il campanile.
A proteggere l'antico orologio nel corso dei secoli è stato proprio il quadrante che gli venne sovrapposto, un quadrante realizzato dall'orologiaio Pietro Zanon, che nel 1837 fu incaricato di costruire un apparecchio segna ore al posto di quello esistente. Ebbene, le piastre in metallo del congegno sono state in grado di salvare il sottostante disegno a colori, caratterizzato nel mezzo da un sole. Quanto alle lancette che indicano lo scorrere del tempo, sono state mantenute quelle volute dal Zanon.
Per quanto riguarda il campanile risalente al Quattrocento, ha caratteristiche gotiche sia per quanto riguarda la cuspide a cipolla sia per la possente struttura. Secondo l'architetto Andrea Brugnara, è stato utilizzato anche come punto di vedetta per tenere sotto stretto controllo il torrente Avisio e in particolare i passaggi nel corso d'acqua. Lo dimostrano chiaramente le feritoie visibili dall'esterno, dirette tutte verso il torrente, che non scorre poi molto lontano.
«In Trentino - osserva Brugnara - sono pochi i campanili con la mole tanto poderosa come quello di Lavis. Origini nordiche ha anche l'ingresso alla chiesa, mediante la ripida scala, sistemato alla base del campanile».
Con la tinteggiatura attualmente in corso, la chiesa di Lavis diverrà ancora più bella e all'interno dovrebbero iniziare a breve anche gli interventi di restauro riguardanti il terzo lotto. E' l'architetto Giorgia Gentilini ad aver progettato e a dirigere i restauri, che hanno riguardato anche la statua di Sant'Udalrico posta sopra l'ingresso principale. Ed è la Soprintendenza provinciale ai beni storico-artistici ad aver finanziato i lavori. La stessa Soprintendenza ha dichiarato beni di interesse culturale il quadrante ritrovato e le cinque campane in bronzo, tra cui la più grande e antica (appunto, la Campana granda) era quella che avvertiva di imminenti pericoli e, durante la Seconda guerra mondiale, dell'arrivo delle squadriglie di aerei dirette a bombardare il Ponte dei Vodi.
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