Ladri: meno esperti, più disperati
Per il criminologo Di Nicola oggi c’è maggiore improvvisazione e i bottini sono meno ricchi
TRENTO. I dati del quotidiano economico ItaliaOggi contenuti nel Rapporto sulla qualità della vita elaborati con l’università La Sapienza registrano, in Trentino, un netto peggioramento dei parametri riguardanti la criminalità. Nel giro di un anno, tra 2015 e 2016, la provincia di Trento è passata dall’11esima alla 19esima posizione. Incidono negativamente i furti, i reati legati al traffico di stupefacenti e connessi alla prostituzione, le truffe e le frodi informatiche. Andrea Di Nicola è il coordinatore di eCrime, il gruppo di ricerca sulla eCriminology della facoltà di giurisprudenza e qualche dubbio, sulla veridicità di queste classifiche, ce l’ha. «Magari risulterò impopolare – attacca – però è necessario precisare».
Che cosa?
Tutte le classifiche di questo tipo, nessuna esclusa, sono, da un anno all’altro, instabili. E, forse, lo dico da studioso, hanno pochissimo valore.
Perché?
Parlo in generale. Un questore che cambia e che, su alcuni reati, diventa più severo nel perseguirli, da un anno all’altro che effetto ha sulle classifiche riguardanti la criminalità? Probabilmente cambierà il tipo di denunciato ma non è detto che muti la criminalità. E comunque può stravolgere le posizioni in classifica.
Corretta precisazione metodologica. Ma la situazione della criminalità in Trentino, allora, qual è?
Direi piuttosto stabile. Nonostante si registrino delle fluttuazioni che magari ti fanno passare dall’11esimo al 16esimo posto e ti sembra di regredire. Perché sono numeri piccoli e differenze minime.
Quali i reati più comuni?
I più visibili sono quelli legati al mondo della droga e i reati predatori. Ma sta succedendo anche in altre città dove, nonostante la crisi, si sta abbastanza bene. Come a Trento.
Spieghi.
Dove c’è ricchezza, opportunità e occasioni, insomma, dove c’è polpa, arrivano i ladri. Quei reati lì, che fanno paura dal punto di vista della percezione della sicurezza, risultano poi, alla fin fine, i meno dannosi se si considera la perdita media.
Che vuol dire?
Che nell’epoca pre crisi, mediamente rubavano maggiori quantità di roba e c’era più professionalità. Adesso di meno. C’è meno organizzazione nei furti e più disperazione, e questo è legato al malessere sociale generalizzato. Ma mica solo in Trentino. Per fare un esempio, sono aumentati i furti nei garage. Sul traffico di droga direi che, certo, c’è più organizzazione criminale ma potrebbe anche esserci una maggiore domanda legata alla più alta ricchezza “relativa” media rispetto ad altri territori.
Infiltrazioni mafiose, riciclaggio di denaro. Siamo pur sempre una terra che attira turismo e investimenti.
I numeri sono ancora bassi. Certo, le opportunità ci sono per possibili infiltrazioni. In sintesi, direi che il Trentino è stabile nei numeri e nelle percentuali ma forse, proprio per questo, è necessario, più che altrove, stare attenti.