La Sat: «Pannelli solari solo sui tetti»
Il presidente Bassetti si rivolge alla Provincia: il caso di Fondo deve rimanere isolato, il nostro paesaggio va tutelato
TRENTO. La Sat entra a gamba tesa sugli impianti fotovoltaici di grande pezzatura: il caso di Fondo, dove due ettari e mezzo di bosco in località Embriz de Valmora - Gaggio sono diventati “zona produttiva” per consentire la realizzazione di un impianto da 400 kilowatt di picco, deve rimanere isolato. Enzo Bassetti, presidente della Sat, ha firmato un complesso documento che espone questa tesi alla Provincia: «Chiediamo di vietare questo genere di iniziative con un’apposita legge provinciale e di mettere il paesaggio al primo posto come elemento caratterizzante del Trentino. Riteniamo che vadano invece impiegate come aree adatte per l’installazione di impianti ad energie rinnovabili quelle già dedicate alle attività produttive». Bassetti mette all’indice «il proliferare di interventi che non paiono “verdi” e ispirati al risparmio energetico, ma vere e proprie operazioni economiche di sfruttamento a danno dell’elemento paesaggistico. L’abbiamo visto nelle Marche, nel Veneto, in Toscana. Quanto realizzato finora in Trentino è ancora poca cosa, questo è il momento di prendere la situazione in mano. Noi abbiamo dato il nostro contributo, e siamo disponibili a fornire tutto quanto di nostra competenza in termini di conoscenza della realtà locale, per poter intervenire prima che la situazione ci scoppi in mano. Altrimenti il rischio è di ritrovarci a posteriori a criticare, quando ormai i buoi sono scappati».
L’analisi della Sat sta in cinque fogli A4 ed è corredata da un’analisi sintetica ma molto precisa sul quadro normativo attuale, che dal 2007 incentiva la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (escluso il sole) con il sistema dei “Certificati verdi” e della “Tariffa omnicomprensiva”, a condizione che gli impianto connessi alla rete elettrica siano di potenza nominale annua non inferiore a 1 kW. Il Conto Energia è invece il programma che incentiva in conto esercizio l’energia prodotta dagli impianti fotovoltaici connessi alla rete elettrica. Ad oggi sono tre le tipologie di impianti che ne beneficiano: quelli “non integrati”, cioè con i moduli installati a terra o in maniera non complanare alla superifice su cui sono fissati, “parzialmente integrati” cioè installati su tetti piani o in maniera complanare , e “con integrazione architettonica”, dove cioè i moduli sostituiscono i materiali di rivestimento dei tetti o delle facciate degli edifici. Il caso di Fondo, approvato dal Comune nell’agosto di due anni fa, ha dato origine a un’installazione posta a 1780 metri di altitudine, a monte dell’abitato, su un suolo di natura calcarea e caratterizzato dalla prsenza di una flora (puino silvestre, erica, ginepro e pero corvino) e una fauna (è un’arena di canto per i galli cedroni, che la utilizzano anche per lo svernamento e la riproduzione) di pregio, ed è un simbolo che si presta ad approfondire le criticità legate alla realizzazione di impianti fotovoltaici in aree di interesse silvo-pastorale.
Sopra tutti, il consumo di territorio e l’impatto sul paesaggio. «Tutelare il paesaggio - spiega il documento della Sat - non significa porlo sotto un’ampolla di cristallo e impedirne la fisiolgica modificazione connessa alla storia di vita delle comunità, ma riflettere e pianificare le modifiche tenendo conto del valore del paesaggio stesso». La Sat considera il consumo di suolo «un argomento di prioritaria importanza» che va limitato. Anche nei confronti degli impianti fotovoltaici a terra, che vanno limitati «e se possibile vietati» nelle aree agricole e forestali.
Bassetti in particolare ricorda come il Trentino paghi tutt’oggi «un altissimo prezzo per l’impiego di acque pubbliche convogliate per alimentare le centrali idroelettriche» e come la Sat si stia impegnando per diffondere la sensibilità del territorio come bene da difendere, già oggetto di diversi percorsi formativi.
©RIPRODUZIONE RISERVATA