La psicologa di «Fede» 

A Trento, con Velasco, l’esperta che affianca la Pellegrini


di Fabio Peterlongo


TRENTO. Ansia da prestazione, stress, timori per il futuro. Sono tante le crisi che uno sportivo deve affrontare, prima e dopo un grande evento. Se ne parlerà giovedì 14 dicembre alle 18 nel convegno “Imparare dalle crisi: la lezione dello sport”, nell’aula Kessler di Sociologia, con Julio Velasco, già allenatore di Italvolley e Argentina, e Francesco de Angelis, velista di Luna Rossa.

Interverrà all’incontro anche Bruna Rossi, psicologa di Federica Pellegrini e con esperienza in numerose selezioni olimpiche: l’abbiamo intervistata.

Dottoressa Rossi, l’atleta di grande livello si prepara psicologicamente a gestire la possibilità di una sconfitta?

L’atleta deve lavorare sulla sua forma psicologica, mirando non solo al risultato, ma anche al benessere individuale. Una cattiva gestione dello stress causa molti degli errori d’esecuzione che compromettono la prestazione. Anche lo sportivo deve poi saper gestire le preoccupazioni che possono arrivare dalla vita personale.

È più difficile gestire una vittoria o una sconfitta?

La vittoria va gestita con oculatezza perché può essere fonte di stress: come una promozione lavorativa, genera nuovi timori. Decresce il fattore ludico, il piacere dello sport. Per questa ragione ripetere una grande vittoria è più difficile che conquistarla la prima volta.

A coordinare la preparazione dell’atleta c’è l’allenatore. Quale deve essere la sua principale qualità?

L’elasticità, sia tra i campioni che nei settori giovanili. Deve saper coniugare gli impegni dell’atleta con la vita personale. L’allenatore che lavora con gli adolescenti deve conoscere molto bene quella realtà, altrimenti si rischia di fare danni. D’altro canto, i più grandi allenatori non sono solo tecnici competenti, ma anche personalità con una vasta cultura.

Come gestisce l’atleta la fine della sua carriera?

Coloro che hanno investito solamente nello sport hanno difficoltà a reggere la fine della carriera. Noto che negli sport minori gli atleti mantengono un più forte radicamento alla realtà, proseguendo gli studi, coltivando interessi. Io faccio una battaglia quotidiana perché gli sportivi mantengano un impegno di studio: è un bene sia per il loro futuro che per la prestazione sportiva.

Spesso i media propongono un ritratto eroistico degli sportivi, senza raccontarne i disagi psicologici. Sarebbe bene sollevare questo velo?

Il fatto che degli sportivi parlino di temi delicati come quelli del disagio psicologico può essere di grande aiuto per tutti. I media hanno in generale una responsabilità perché si focalizzano sul tema della perfezione dell’atleta, il che può avere anche degli effetti perversi sugli atleti stessi.













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