Società

La politica locale in visita al carcere di Trento: “Sovraffollamento e organico insufficiente, puntare alla rieducazione”

371 i detenuti totali nel carcere, di cui 325 uomini e 46 donne. De Bertolini (Pd): “Chi lavora ha un tasso di recidiva dell’1%, chi no del 70%, percorsi alternativi e risocializzanti”
EMERGENZA Troppi detenuti, poco personale e troppi malati psichiatrici
RIVOLTA Anche la Polizia penitenziaria protesta per la situazione “esplosiva”
RIVOLTA 2 Divelti caloriferi e telecamere all’interno della struttura 



TRENTO. Una delegazione di esponenti politici locali ha fatto visita alla sezione femminile del carcere di Trento, nell'ambito di un percorso iniziato nelle scorse settimane per promuovere la concretizzazione di percorsi educativi e alternativi alla detenzione.

"Abbiamo riscontrato problemi di sovraffollamento e di dotazione organico insufficiente, soprattutto nelle funzioni intermedie, ma anche un incremento di organico negli educatori. Ci aspettiamo quindi margini importanti di miglioramento da questo punto di vista, per fare in modo che il carcere diventi davvero un'occasione di rieducazione. Siamo convinti che le condizioni di vita dei detenuti siano un indice della civiltà del territorio", ha spiegato il consigliere provinciale Francesco Valduga (Campobase).

Secondo i dati forniti dall'avvocato Fabio Valcanover, promotore dell'iniziativa, attualmente nel carcere di Trento vi sono 371 detenuti, di cui 325 uomini e 46 donne. Del totale, 60 si trovano in custodia cautelare in attesa di giudizio, 21 sono appellanti e dieci hanno fatto ricorso in Cassazione. I detenuti che usufruiscono della semilibertà sono otto; i detenuti in area protetta 108. 

"Abbiamo riscontrato uno scarso utilizzo delle misure alternative: ci sarebbe un'area per 40 persone per la semilibertà e il lavoro alternativo al carcere, utilizzata da solo 4 persone", ha specificato la parlamentare trentina Sara Ferrari (Pd). A quanto riferito dal consigliere provinciale Andrea De Bertolini (Pd), vi sono ancora molte "criticità nel condividere persorsi alternativi e risocializzanti".

"Chi lavora ha un tasso di recidiva dell'1%, chi non accede a misure alternative delinque di nuovo, con una percentuale del 70%. Dobbiamo permettere a più persone possibili di concorrere a misure di inserimento lavorativo per permettere la ricostruzione di una vita", ha concluso De Bertolini.













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