"L'ultimo giorno di pace" a Palazzo Trentini
Il consiglio provinciale inaugura la mostra che racconta i momenti che precedettero la catastrofe
TRENTO. Anche il consiglio provinciale di Trento commemora il centenario della Grande Guerra. Domani, venerdì 17 luglio, negli spazi espositivi di Palazzo Trentini, sarà inaugurata la mostra “L’ultimo giorno di pace”: un interessante, inedito zoom non sui fatti d’arme, ma sugli ultimi momenti di quiete prima della catastrofe. La mostra resterà aperta fino al 10 ottobre, in modo da essere fruita anche dalle scuole.
Marcello Bonazza, presidente della Società di studi trentini di scienze storiche, cui il consiglio provinciale ha affidato l'allestimento della mostra, ha spiegato che si è lavorato a partire soprattutto dai giornali dell’epoca e dal ritratto di una terra afflitta da emigrazione e malattie sociali, ma molto più ricca di sfumature culturali di quanto venga spesso ritratta attraverso pochi stereotipi.
L’architetto Fabio Bartolini, primo curatore della mostra, ha preannunciato che molte “curiosità” concorreranno a dare un’idea plastica di quel lunedì 27 luglio 2014 e dei giorni precedenti. Uno splendido bozzetto di Fortunato Depero, ad esempio, vergato dal maestro sul libro di vetta del monte Altissimo. Oppure fascicolo, colletto strappato e occhiali spezzati dell’attivista politico con cui s’era azzuffato Cesare Battisti nella foga di una contesa polemica. Ancora: una bicicletta utilizzata da un cicloamatore per competizioni che proprio poco prima dello scoppio della guerra si disputavano regolarmente e serenamente. “Una mostra vivace ma sobria – ha voluto sottolineare Bartolini – allestita con materiali da cantiere, che verranno poi riutilizzati”.
Una seconda iniziativa del consiglio per il centenario è il progetto storico-editoriale cui sta lavorando da 4 anni il Laboratorio di storia di Rovereto. Sortirà nel maggio 2015 la pubblicazione di due volumi, come hanno spiegato stamane Diego Leoni e Franco Filippini . “Racconteremo a tutto tondo l’epopea degli sfollati trentini, protagonisti di quella che di fatto fu la prima deportazione di massa, tragicamente anticipatrice di quella del secondo conflitto mondiale. Gli stessi, grandi campi di raccolta sul territorio dell’impero rappresentano un prototipo organizzativo dei lager che seguiranno. Racconteremo entrambe le direzioni dello sfollamento: verso nord, ma anche nel sud Italia, per quelle popolazioni della bassa lagarina subito raggiunte (e rimosse) dall’avanzata italiana dopo l’entrata in guerra del Regno”.
Il primo volume conterrà memorialistica e tante immagini, materiale emerso grazie a una fitta rete di collaborazioni dalle valli. Il secondo sarà invece un saggio storico curato dal goriziano Paolo Malni. Progetto grafico di Giancarlo Stefanati.