L’Icef trentino traballa, Rossi spera nella Fornero
Mercoledì vertice a Roma degli assessori con il ministro sulle politiche sociali Il governo insiste: Isee per tutti come redditometro per le prestazioni
TRENTO. Dopo le avvisaglie estive, il governo per ora non ha approvato nessun decreto. Ma in Provincia vedono addensarsi nubi nere sul futuro dell’Icef. Le notizie che filtrano dai canali romani e rimbalzano negli uffici di Piazza Dante inducono al pessimismo e prospettano che per difendere il “redditometro” trentino la Provincia dovrà prepararsi a un’altra (ennesima) battaglia con l’esecutivo dei tecnici.
L’allarme era stato lanciato a fine maggio dalla Cgil. Il governo Monti sta lavorando da tempo a un ripensamento dell' Isee, un intervento che fa parte di una serie di misure per la revisione della spesa sanitaria. L’obiettivo di Roma è introdurre un sistema universale, valido per tutte le Regioni, per calcolare la condizione economica delle famiglie. Nel mirino sono così finiti l’Icef trentino e la Durp (dichiarazione di reddito unificata)che viene applicata in Alto Adige. In Trentino l' Icef è utilizzato per una ventina di politiche, dai contributi per la casa alle rette per le case di riposo, dai contributi per mense e trasporti pubblici al reddito di garanzia per chi è sotto la soglia di povertà. E da ultimo è stata decisa la sua estensione anche alle tariffe per gli asili nido.
Contro le intenzioni del governo la Provincia aveva subito annunciato battaglia, se necessario anche facendo ricorso alla Corte Costituzionale. Trento e Bolzano avevano presentato insieme un emendamento con la richiesta di salvaguardia per le Regioni a statuto speciale, e l'assessore alle politiche sociali Ugo Rossi aveva scritto al sottosegretario del ministero del lavoro Maria Cecilia Guerra per chiarire la posizione della Provincia di Trento: «Il governo sta andando nella direzione che noi abbiamo intrapreso 10 anni fa, ma si ferma a metà. Sarebbe assurdo chiederci di tornare indietro. Il rischio è che si passi ad un indicatore molto più rigido di quello attuale e che vadano perse le graduazioni studiate in questi anni, come le franchigie sulla prima casa e sui beni mobili e immobili. La logica dell' Icef è pesare oltre al reddito anche i beni mobili e immobili in modo da valutare meglio la condizione economica. Non vorremmo su questo tornare indietro». A inizio luglio Rossi e il collega altoatesino Theiner avevano rilanciato le loro preoccupazioni, sottolineando che alle loro lettere non era arrivata alcuna risposta dal ministero.
Un chiarimento potrebbe arrivare mercoledì dall’incontro in programma a Roma tra gli assessori regionali alle politiche sociali e il ministro del lavoro Elsa Fornero. All’ordine del giorno ci sono le politiche sociali in vista della stesura del bilancio. «Ma credo che sarà un’occasione per parlare anche del sistema di accesso alle prestazioni sociali», spiega l’assessore Rossi, «vediamo se c’è la disponibilità ad accogliere le nostre ragioni che abbiamo già espresso».
Il responsabile del welfare preferisce mantenersi cauto: «Il governo, per motivi di spesa, non ha più emanato il decreto del presidente del consiglio che era stato annunciato, questo significa che il sistema Isee valido per tutti non è stato messo in norma. Ora si tratta di capire se tutto si è arenato solo momentaneamente o se il governo sta riconsiderando la sua decisione». Rispetto alla prima versione ipotizzata, che ai fini Isee calcolava anche la prima casa, il governo starebbe ora pensando ad introdurre una franchigia. ©RIPRODUZIONE RISERVATA