L’esperto: «Piste da sci tutte gonfiate»
Un cartografo tedesco ha misurato i caroselli con le mappe satellitari. Dolomiti Superski: i nostri 1.200 chilometri sono reali
TRENTO. Aiuto mi si è ristretta la pista. L’allarme arriva dalla Germanida, dove il cartografo tedesco Christoph Schrahe, che è pure giornalista e appassionato di sci, si è preso la briga di verificare - mappe satellitari alla mano - la lunghezza che i comprensori dello sci dichiarano per le proprie piste. Il risultato? Ecco a voi le piste “dopate”, con lunghezze dichiarate di molto superiori alla realtà. Secondo il tedesco – autore tra il resto di una guida dedicata agli sport invernali - i peggiori sarebbero i francesi, capaci addirittura di raddoppiare i loro tracciati nel tentativo di conquistare il turista dello sci. E loro si difendono: poiché lo sci prevede anche le curve (e non la discesa in linea retta) i conti tornano. Insomma l’alibi dello slalom per giustificare l’allungamento delle piste.
Mentre a Kitzbuhel vengono promossi a pieni voti dal tedesco (percentuale di errore pari a zero) il fenomeno delle piste allungate per conquistare il turista riguarderebbe anche l’Italia. In valle d'Aosta il cartografo ha minimizzato le piste del Monterosa Ski: da 180 a 70 chilometri. Un'analisi che sulle Dolomiti – dove la lunghezza delle piste è un vanto – è stata presa sul serio, ma dopo una rapida verifica gli impiantisti ritengono di avere la coscienza a posto: «Non è chiaro quali parametri abbia utilizzato Schrahe, visto che i nostri chilometri di piste non sono 360, come lui dice indicando genericamente “Sella Ronda”, ma ben 1.200» dice Gerard Vanzi di Superski Dolomiti. «Una cifra che non quadra nemmeno tenendo conto del semplice Sella Ronda, perché in quel caso i chilometri sono 42, tenendo conto pure degli impianti. E nemmeno calcolando tutti i comprensori delle valli ladine perché allora superiamo i 500 chilometri di piste» spiega ancora Vanzi.
«Comunque la percentuale di errore che ci viene contestata è minima (parliamo del 17 per cento, ndr). E nel calcolo non teniamo conto di numerose ski-weg e collegamenti minori tra le varie aree sciistiche che avvengono lungo stradine che non sono nemmeno catalogate come piste, quindi riteniamo che la nostra stima sia corretta».
Ma piste più lunghe (almeno sulla carta) significano un aumento nel prezzo dello skipass? «Solo fino ad un certo punto – dice Vanzi – perché oltre un certo livello il prezzo non può aumentare, altrimenti i comprensori più estesi, come il nostro, andrebbero fuori mercato».
Lunghe o corte che siano, chi ama sciare a lungo può sempre fare come quel pensionato di Plan de Corones (Alto Adige) che in una stagione sola ha totalizzato 1.400 chilometri di piste (tutti registrati dai passaggi del suo skipass stagionale). Oppure come il giovane sciatore di Selva di Val Gardena che in un giorno solo è salito e sceso cinque volte dai “quattro passi” dolomitici (il cosiddetto Sella Ronda) percorrendo in totale 130 chilometri di piste, che diventano oltre 200 considerando anche i viaggi sugli impianti di risalita: «Bravissimo – conclude Vanzi – ma si tratta di un esempio da non seguire, l'obiettivo deve essere il benessere e non il record di distanza».
Ecco perché da quest'anno il servizio Ski Performance (quello che i “maratoneti” dello sci utilizzano sui versanti delle Dolomiti per calcolare le distanze percorse) è corredato da una faccina felice o triste che ti avvisa – tenendo conto del dislivello percorso e stimando le calorie consumate - quando è giunta l'ora di... fermarsi.