L’altopiano si racconta con le foto di don Tarter

Alla casa di riposo Villa Alpina di Montagnaga esposti gli scatti che il sacerdote realizzò a fine anni ’50, testimoni di un’epoca di cambiamenti per il Pinetano


di Giannamaria Sanna


MONTAGNAGA. Da alcuni giorni, sulle pareti del piano terra e della sala di ritrovo della casa di riposo Villa Alpina a Montagnaga di Piné, ospiti e visitatori possono ammirare una serie di fotografie dell’altopiano, che ritraggono un periodo non così lontano da noi come le foto sembrano dimostrare. Si tratta di una raccolta di scatti di Giuseppe Tarter sacerdote, insegnante, poeta, pittore e fotografo che, come sottolinea l’assessore comunale Luisa Dallafior, «ha saputo cogliere il nuovo che avanza».

Sia nelle poesie, sia nelle fotografie don Tarter ha ripreso la quotidianità della comunità in cui viveva, evidenziando alcune peculiarità tipiche della gente, ma soprattutto dei bambini e delle donne dell’epoca. Erano gli anni dal 1958 al 1971, quando don Tarter ottenne di poter trascorrere gli anni della pensione a Sternigo, dove era vissuto dal 1912 al 1926, prima come “primissario”, cioè con l’incarico di celebrare la messa nel paese, poi come maestro elementare.

L’amministrazione comunale di Piné ha potuto recuperare questo patrimonio culturale grazie alla generosità di alcuni abitanti e alla grande disponibilità di Giovanni Fedrizzi, che ha scannerizzato tutto il materiale raccolto selezionandolo, stampandolo rendendolo così visibile a cultori ed estimatori dei costumi dei tempi passati. La difficoltà della ricostruzione è stata soprattutto perché don Tarter usava, a quei tempi, una particolare macchina fotografica a due obiettivi, con un rullino di diapositive che andavano in coppia, rendendo così l’immagine in rilievo, quasi un 3D anticipato.

«Le foto scelte sono interessanti - spiega l’assessore Dallafior -, perché documentano un periodo che, nelle vicende e nella storia pinetana, ha segnato il passaggio da un mondo contadino arcaico ad una realtà più dinamica che cominciava a risentire degli influssi del cambiamento economico e sociale negli anni del boom economico».

Gli scatti di don Tarter, infatti, non sono soltanto delle belle immagini ma hanno una valenza sociologica, perché offrono la possibilità di comprendere come il cambiamento avvenuto in quegli anni sia stato rapido e forse non avvertito da tutti, ma sicuramente assorbito dalla sensibilità di don Tarter, che nato nel 1885, aveva avuto la possibilità di seguire come testimone buona parte degli avvenimenti del Ventesimo secolo. Egli ha ripreso, con un clic, il cambiamento della società, l’avvento della scolarizzazione di massa, i nuovi modelli di tempo libero, l’emancipazione dei costumi, del mondo femminile, di un nuovo modo di comportarsi testimoniando con i suoi scatti il passaggio dall’antico al moderno e permettendoci di comprenderlo. Ma ci ha anche lasciato le immagini di come era il lago della Serraia in quella fine degli anni Cinquanta e di come si è trasformato, oggi, tutto l’Altopiano in seguito ad interventi di miglioramento e abbellimento.

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