L’agricoltura e le tasse: timori per la nuova Imu

È possibile che venga introdotto il pagamento dell’imposta per le case agricole. Tomasi e Coller: «Sbagliato: tanti licenziano, ma noi garantiamo occupazione»


di Carlo Bridi


TRENTO. Anche gli agricoltori trentini fino ad ora esonerati dal pagamento dell’Imu grazie alle esenzioni previste per i comuni montani sono a rischio del pagamento di questa imposta che oggi si chiama Imu, o quello che si chiamerà dopo l’approvazione della legge sulla stabilità. Ma non solo nella legge in discussione in questi giorni in Parlamento si parla dell’eliminazione di molte altre agevolazioni che erano state riservate al settore agricolo, cominciando da quella che riguarda l’imposta per l’acquisto di terreni agricoli che da decenni è contenuta nella legislazione sulle agevolazioni per favorire l’ampliamento delle aziende condotte direttamente e professionalmente dagli imprenditori agricoli che scade il prossimo 31 dicembre.

Massimo Tomasi direttore della Cia di Trento esprime forte preoccupazione per questo stato d’incertezza e per le conseguenze che avrebbe l’estensione dell’Imu anche alle nostre aziende agricole. Inoltre fa una constatazione operativa: «se venisse introdotto il pagamento della tassa sulle case agricole visto che la scadenza è al 15 dicembre e che i Comuni non hanno potuto fissare fino ad ora l’aliquota che intendono applicare in quanto la legge non è ancora stata approvata dal Parlamento, sarebbe materialmente impossibile eseguire in tempo i versamenti. Certo è - afferma Tomasi - che noi confidiamo che i nostri legislatori usino un po’ di “grano salis” nel fare le modifiche perché la nostra agricoltura di montagna che si sta dimostrando ancora attrattiva per i nostri giovani».

Analogo discorso anche per Diego Coller dirigente di Confagricoltura del Trentino. «La discussione è ancora in corso - spiega Coller - e la nostra Confederazione a Roma sta puntando decisamente i piedi sul tema Imu in quanto gli agricoltori sono molto interessati, anche perché gli importi che dovrebbero pagare per la presenza di molte pertinenze indispensabili per svolgere l’attività di agricoltore. Sul tema abbiamo investito la nostra delegazione parlamentare con la quale abbiamo concordato anche un emendamento per la proprietà contadina. Certo è che le aziende oggi garantiscono occupazione mentre gli altri licenziano. La partita che si sta giocando con questa legge di stabilità potrà incidere molto negativamente sullo sviluppo della nostra agricoltura proprio nel momento in cui del settore primario c’è veramente bisogno, cominciando dal suo ruolo in difesa del territorio, oltre che per il reddito che esso produce e per il ruolo molto importante di assicurare ai consumatori prodotti di alta qualità e di sicura provenienza concludono i nostri interlocutori».

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