Ivo Arnoldi e la sua prima Le Mans da disabile: «Un’emozione immensa»
Cinque anni dopo l’incidente con il parapendio, il pilota trentino si è cimentato in una nuova sfida: «Una soddisfazione personale e professionale che mi rende felice»
LE MANS. Le tribune sono un tripudio di persone (120.000) che cantano a squarcia gola l’inno francese, mentre sull’asfalto si posizionano le motociclette per la partenza di una delle più iconiche gare del motorsport: la 24 ore di Le Mans. Una gara dove l’anima dei piloti e la meccanica delle moto si mischiano diventando un tutt’uno con l’unico obiettivo di arrivare alla fine. Le squadre, in questo tipo di disciplina che si chiama “endurance” sono portate alla massima efficienza, perché tutto questo è molto prestigioso.
Ebbene, in questo marasma, a correre con la sua SUZUKI GSXR 1000 c’era anche il più titolato pilota tentino: Ivo Arnoldi, che prende parte all’European Handy Bridgeston Cup; gara di contorno al mondiale Endurance. Fin qua non ci sarebbe nulla di strano, se non per il fatto che il 18 Giugno 2017 ha cambiato radicalmente la vita di Ivo. Un incidente con il parapendio ha compromesso seriamente la sua spina dorsale ed è già una fortuna enorme che abbia ripreso a camminare.
Lo abbiamo incontrato al suo ritorno dalla Francia e siamo stati ben ben stati lieti di ascoltare la sua esperienza, ricca di energia; ve la raccontiamo. Ivo Arnoldi, quest’anno ha avuto la possibilità di ritornare a correre in moto grazie all’associazione Diversamente Disabili che raduna coloro che della disabilità hanno fatto quasi un pregio, celebrando la fortuna per essere ancora qua a raccontare le proprie esperienze. Persone che verrebbe voglia di definire “immortali” e che si sono aggrappate alla vita con ancora più forza e determinazione.
Ivo aveva quasi le lacrime agli occhi, a noi è sembrato di vedere un bambino quando scarta i regali di Natale.
Com’è andata la gara a Le Mans?
“Conoscevo la pista, perché ci avevo corso una decina di anni fa, nell’Europeo Endurance, ma era da allora che non guidavo più una moto. Quest’anno le cose sono state molto veloci e quasi improvvise, e dal momento in cui ho capito che avrei avuto la possibilità di correre ancora, al momento in cui sono stato capace di trovare la moto, la squadra, i supporti tecnici e quant’altro, mi sono ritrovato a fare le prime prove a Vallelunga a soli 40 giorni dalla prima gara. Ho avuto solo la possibilità di fare un paio di centinaia di chilometri in pista prima di buttarmi nella mischia.”
Come riesci a compensare le tue mancanze fisiche sulla moto?
“Io non ci avevo mai fatto caso, ma ho guidato la moto con il sedere per tutta la vita”, e ride “nel senso che adesso, non avendo più la sensibilità in quel punto, faccio molta fatica a capire i comportamenti del mezzo, inoltre ho una gamba che non sento. I meccanici hanno studiato un sistema con doppia pedana che mi permette di avere un ottimo appoggio e in qualche modo riesco a guidare abbastanza bene.”
Sono passati anni dalle tue ultime performance sulle piste di mezza Europa, come ti è sembrato il ritorno ad alti livelli?
“Le Mans è sempre emozionante, è forse la gara delle gare. Ma le moto sono cambiate, riesco ad andare veloce fino a centro curva, poi comincia l’elettronica. E chi l’ha mai guidata una moto con il track-control? Devo imparare a dare più fiducia a questo mostro da 200cv, ma comunque sono già molto veloce.”
Hai portato a casa l’ennesima coppa. Hai ancora posto sulle mensole?
Sempre con il sorriso stampato ci risponde: “E’ una coppa particolare questa, non so nemmeno io come descriverla, ma l’emozione è stata immensa. Nel breve cammino affrontato finora ho avuto la fortuna di ritrovare vecchi amici che mi hanno sostenuto, e questo vuol dire che in passato sono stato corretto. Una soddisfazione personale e professionale che in questo momento della mia vita mi rende felice.”
Il bambino che scarta i regali di Natale ha il sorriso e gli occhi lucidi, una coppa in più sulla mensola dei trofei e tanta voglia di continuare. Il suo campionato durerà ancora cinque gare e lui è già vicino ai primi. Un orgoglio trentino e un talento innato.